A Palermo la marea transfemminista in corteo al grido di “Non una di meno” per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere. Una marea anche nelle strade del centro storico per la manifestazione indetta dal movimento transfemminista, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere.

Sullo striscione un messaggio chiaro e netto

“Basta guerre sui nostri corpi. Autodeterminazione” si legge nello striscione per le vie di Palermo.  Il dito viene puntato a tutte le forme di violenza: “Sui nostri corpi viene portata avanti una vera e propria guerra: guardiamo alle azioni belliche in Ucraina, ai femminicidi, transicidi e lesbicidi che dall’inizio di quest’anno in Italia hanno raggiunto quota 91, alla condizione e repressione delle donne in Iran, alle navi migranti bloccate al porto di Catania, al diritto di aborto costantemente attaccato e messo in discussione!”, affermano le attiviste.

Chi sono le donne scese in piazza a Palermo

“Siamo donne, transgender, migranti, student3 – dicono -, persone precarie e che vivono la povertà economica. Siamo un corpo fluido e compatto che si muove e si fa spazio quotidianamente dentro le mura domestiche e per le strade, nei luoghi di lavoro e della formazione, nella vita pubblica e sociale per riprenderci i nostri spazi e renderli sempre più simili a noi, ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Spazi transfemministi di lotta e resistenza alla violenza patriarcale e alla guerra capitalista che viene consumata tutti i giorni sui nostri corpi”.

I diritti negati e le richieste

Cori e cartelli reclamano il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito, consultori ogni 20.000 abitanti con personale libero da ogni giudizio, salari e accesso alle professioni liberati dalla discriminazione di genere, educazione sessuale e alle differenze nelle scuole, il riconoscimento e il diritto all’autodeterminazione di persone lgbtqia+ ,luoghi dentro e fuori le mura domestiche in cui poter costruire comunità, un welfare libero da ingerenze.

Mazzi di chiavi fatti risuonare

Davanti la Questura centinaia di mazzi di chiavi sono stati fatti suonare. Le chiavi ricordano che la violenza di genere viene perpetrata nelle mura domestiche.  “Sappiamo benissimo che le strade sicure non le fa la polizia, la stessa che ci ha prima impedito di tornare a casa e che poi ci ha caricato a freddo due mesi fa per aver semplicemente provato a esprimere pacificamente il diritto di dissenso al comizio della Meloni. Una polizia che perpetua violenza sulle libere espressioni di dissenso e di lotta pacifica, che perpetua violenza su chi manifesta per il diritto ad esistere, a lavorare, che perpetua violenza su chi non ha il passaporto giusto, una polizia che non crede alle nostre denunce, che protegge chi opprime. L’ordine pubblico sono le nostre pratiche, di autodifesa, di corpi che si fanno spazio, l’ordine pubblico è la lotta transfemminista! Siamo noi stess3 che, attraversando le strade con i nostri corpi in rivolta, le rendiamo sicure”

L’accento sul diritto all’aborto

A Piazza Indipendenza sono state mostrate delle grucce appendiabiti colorate di rosso per simulare macchie di sangue. “Condividiamo questo flashmob e questo intervento con le soggettività in lotta scese in piazza in Sicilia. Le grucce sono oggi come ieri lo strumento più comune usato dalle persone con utero per interrompere clandestinamente le gravidanze indesiderate. Pratiche, queste, dolorosissime che espongono il corpo e la vita a gravi pericoli. Pratiche, queste, che sono le uniche possibili in un sistema in cui il diritto all’aborto non è libero e gratuito”.

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