“Due nuovi deputati segretari in Consiglio di Presidenza che costeranno un milione di euro in più ai siciliani già in questa legislatura. E’ questa la proposta avanzata oggi in Commissione Regolamento da Gianfranco Miccichè”.

Lo denuncia la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Elena Pagana, componente della Commissione Regolamento dell’Ars. “Con un blitz in Commissione – spiega Pagana – che si è riunita oggi per la prima volta a 116 giorni dall’inizio della legislatura, Micciché ha avanzato la proposta di inserire altri due deputati segretari ai due già previsti nell’Ufficio di Presidenza. Il conto è presto fatto, i due nuovi segretari, oltre a godere delle indennità aggiuntive, avranno anche un budget extra per delle nuove assunzioni. Una assurdità che arriva dopo lo tsunami mediatico al quale abbiamo assistito in questi giorni con lo stesso Miccichè che parlava di tagli ai costi della politica, salvo omettere – chiosa Pagana – che lui stesso ha ben 23 dipendenti, più di quelli di Mattarella”.

Ma il paventato costo aggiuntivo sarebbe una bufala secondo il Presidente dell’Ars che parla di deputati segretari in più ma senza costi aggiuntivi.

L’ufficio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana potrà avere due deputati segretari in più per consentire la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari, se l’Ars approverà la modifica del Regolamento, fanno sapere dgali uffici di presidenza.

Lo possibilità è stata annunciata sallo stesso  presidente del Parlamento regionale, Gianfranco Miccichè, durante la seduta d’Aula di oggi pomeriggio: “La variazione regolamentare non è stata inserita all’ordine del giorno, poiché gli uffici stanno preparando la norma che, nonostante l’aggiunta di due componenti, non comporterà ulteriore spesa – ha sottolineato Miccichè -. In pratica, il costo del Consiglio di presidenza dovrà rimanere invariato”.

Nel corso della seduta è stato incardinato il disegno di legge sulle ex Province che rinvia il voto dalla sessione primaverile a quella autunnale. C’è tempo fino alle 14 di domani per la presentazione degli emendamenti.

Il ddl prevede che non si voterà più, come era stato previsto, in concomitanza della tornata delle elezioni amministrative del 10 giugno, ma in una domenica compresa tra “il 15 ottobre e il 15 dicembre”.

Rinvio reso necessario perché il 3 luglio si riunirà la Corte Costituzionale per esaminare la legittimità dell’impugnativa del Consiglio dei ministri sulla legge regionale che prevede il voto diretto per i Liberi Consorzi e per le Città metropolitane.

Nel resto d’Italia, invece, si è votato già con un sistema elettorale a suffragio indiretto (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali).

La seduta dell’Aula è stata rinviata a domani alle 16.