E’ il giorno dello sciopero generale di 24 ore dei medici, veterinari e dirigenti sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, con manifestazioni in varie città d’Italia: a Palermo i medici manifesteranno davanti l’assessorato regionale alla sanità in piazza Ottavio Ziino mentre  Roma si terrà un sit-in dalle ore 11 davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze in via XX settembre. La protesta è organizzata da vari sindacati del comparto (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, Fvm Federazione Veterinari e Medici, Fassid Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Uil Fpl Coordinamento nazionale delle Aree contrattuali Medica e Veterinaria).

Lo sciopero, dice l’Anaao Assomed, interessa i lavoratori “strutturati e precari, compresi quelli storici della ricerca,
atipici, pagati con il baratto o assunti con contratti di dieci giorni, che causerà domani la sospensione di 40.000 interventi chirurgici, di centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche, il blocco di tutta l’attività veterinaria connessa al controllo degli alimenti. La sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre”.

Le organizzazioni sindacali, in particolare, “denunciano i contenuti della legge di bilancio 2018 all’esame del Parlamento, in quanto reiterano politiche sempre meno orientate all’obbligo di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, secondo principi di equità e sicurezza, ed escludono con pervicacia la sanità pubblica dalla ripresa economica in atto fino a renderla non più sostenibile se non dalle tasche dei cittadini; condannano la assenza di segnali di attenzione ai medici, ai veterinari ed ai dirigenti sanitari dipendenti del Ssn, al valore ed al peso del loro lavoro, alla importanza dei loro sacrifici nella tenuta del servizio sanitario; stigmatizzano lo stallo del rinnovo del contratto di lavoro, dopo 8 anni di blocco legislativo, che contribuisce alla mortificazione del ruolo, della autonomia, della responsabilità professionale ed al peggioramento di condizioni di lavoro insostenibili a fronte di livelli retributivi fermi al 2010; deplorano l’assenza di politiche nazionali a favore di una esigibilità del diritto alla tutela della salute dei cittadini omogenea in tutto il Paese, nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione, in una logica di
federalismo sanitario di abbandono; additano le poltiche degli ultimi governi come responsabili di quel fallimento del sistema formativo che sta, contemporaneamente, desertificando ospedali e territori e condannando alla precarietà ed allo sfruttamento decine di migliaia di giovani”.

“I cittadini devono sapere- scrivono di Cgil Fp Medici, Cisl Medici, Uil Fp meici, Aaroi-Emac, Anaii Assomed, Cimo, Fvm. – che il nostro sistema di protezione sociale, per la parte del servizio sanitario pubblico è a rischio. Mobilitiamoci per contrastare il progressivo inevitabile taglio delle prestazioni che seguirà al definanziamento del sistema pubblico, finalizzato a favorire forme di assistenza integratuva”. “Evitiamo anche – aggiungono- che i cittadini debbano subire un intollerabile balzello per garantirsi il diritto costituzionale alla salute”. Nella nota i sindacati specificano che per i medici e i dirigenti ma anche per i cittadini della Sicilia lo sciopero del 12 assume particolare  rilievo. Queste alcune delle motivazioni: “da anni vige il blocco delle assunzioni e oggi la Regione ha un piano di riorganizzazione degli ospedali non ancora definito; la ridefinizione della sanità territoriale non è ancora iniziata e i precari continuano a non avere certezze”.  Tra le richieste dei sindacati “un contratto che riconosca  e valorizzi il lavoro in condizioni di qualità e sicurezza; la fine della precarietà, nuova occupazione, l’aumento dei contratti di formazione specialistica per i giovani laureati”. Vengono contestate “le fallimentari scelte politiche sul sistema sanitario nazionale e sui destini professionali della dirigenza”