Jan Fabre, artista fiammingo, uno dei maggiori contemporanei, esporrà a Monreale e Agrigento. L’evento, dal suggestivo titolo “Ecstasy & Oracles”, è stato presentato, questa mattina, presso il Palazzo arcivescovile di Monreale. Nel pomeriggio, la seconda tappa, nella Valle dei Templi. Attraverso i due simboli più cari all’artista, lo scarabeo e la tartaruga, l’evento espositivo, articolato in due tappe, rintraccia un leitmotiv sincretico e “contaminante” con i mosaici e la classicità. L’appuntamento è tra i “Manifesta 12/CollateralEvents” e s’inserisce nel cartellone di Palermo capitale italiana della cultura 2018.
L’inaugurazione è avvenuta alla presenza, oltre che dello stesso artista fiammingo, dell’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, dell’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa dell’assessore comunale alla Cultura di Palermo Andrea Cusumano, del responsabile di “MondoMostre” Simone Todarow e del sindaco d Piero Capizzi.
A Monreale, presso la cappella San Bartolomeo, è esposta la statua bronzea “L’uomo che sostiene la croce”, opera a grandezza naturale, che ritrae l’artista stesso, mentre tiene in bilico una croce di 4 metri sul palmo della mano. Nella Sala espositiva del Dormitorio benedettino si trovano scarabei bronzei e alcuni mosaici, realizzati proprio con i carapaci di questi insetti, già cari agli Egizi.
Attraverso l’arte del mosaico, rivisitato da Fabre con l’uso di “scheletri”, si rilegge in chiave moderna la ricerca della luce, tanto importante nel duomo normanno di Monreale, ma anche l’anelito alla vita nonostante la morte. Un’urgenza se non cristiana in senso proprio, antropologica, nell’artista fiammingo. Lo scarabeo, così come la tartaruga, topos protagonista ad Agrigento, è dotato di un esoscheletro, che lo rende simbolo di eterna metamorfosi e di passaggio dalla vita alla morte.
“Il tema della luce – ha detto il vescovo Pennisi – così importante nel duomo, ma anche nelle opere di Fabre, ha un significato ideologico e simboleggia la salvezza ma anche l’ascesa al cielo. L’esposizione dell’ “Uomo che porta la croce” avviene in uno spazio sacro, definito da Papa Benedetto XVI il tempio più bello del mondo, che interpreta il dialogo fra cultura latina e greca. È la prima opera contemporanea acquisita dalla diocesi di Anversa per la sua cattedrale, come segno di connessione tra arte e fede contemporanea e vuole invitare al dialogo fra le diverse ricerche spirituali ed artistiche”. Esce da Anversa per la prima volta.
“La partecipazione della Regione – ha detto Tusa – all’organizzazione dell’evento deriva dalla convinzione che questi siti debbano essere vivificati anche attraverso iniziative che mirano alla contaminazione. È un grande onore ospitare il maestro”
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