Gli editori delle emittenti siciliane escluse della transizione del sistema radiotelevisivo verso la nuova tecnologia hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invocando l’Articolo 21 della Costituzione.

La lettera a Mattarella e Draghi

“Ne va della sopravvivenza del sistema informativo: la particolarissima situazione del territorio dell’Isola, per le sue condizioni orografiche e di vicinanza ad altri stati esteri – scrive Giuseppe Bianca di Video 66 Siracusa, a nome degli editori siciliani – ha creato una situazione radioelettrica estremamente sfavorevole e oltre due milioni di siciliani non potranno più ricevere il segnale della loro emittente locale preferita. È evidente che nessuna autorità può fare una cosa diversa da quella prevista dalla Costituzione”.

80 tv siciliane a rischio chiusura

Un accorato appello rivolto anche al Presidente del consiglio Mario Draghi: “Cinquecento emittenti televisive private italiane di cui 80 siciliane rischiano di chiudere”.

“Evitare che i lavoratori finiscano sul lastrico”

“Per evitare che migliaia di lavoratori finiscano sul lastrico è necessario che il governo intervenga per mettere a disposizioni più frequenze e a costi nettamente inferiori per le locali. Diverse sono le soluzioni che potrebbero essere prese in considerazione tra queste la proroga delle attuali concessioni e la contestuale predisposizione di un nuovo bando da parte dell’Agcom per implementare lo spazio della banda, così da consentire a tutte le emittenti locali di continuare il loro lavoro di libera informazione. Le chiediamo di voler favorire l’apertura di un tavolo tecnico per evitare il rischio di una palese forzatura nell’uso della discriminante limitazione della libertà di stampa”.

Musumeci ha chiesto rinvio switch off in Sicilia

La Regione Siciliana ha chiesto pochi giorni fa al governo nazionale di rinviare di almeno un anno, nell’Isola, il passaggio alla nuova tv digitale con più avanzati standard tecnologici e una riorganizzazione delle frequenze, previsto per il prossimo primo marzo. A proporlo è il presidente Nello Musumeci.

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