Un’Europa che vuole davvero essere unita non può permettersi di lasciare indietro nessuno. È questo il messaggio forte e diretto che l’assessore regionale Edy Tamajo ha voluto lanciare, tracciando una linea chiara tra la politica, che resta chiusa nei palazzi e quella che cammina tra la gente.

“Contro la guerra, senza se e senza ma”

Tamajo non usa giri di parole: “Sono contrario alla guerra. Non è una posizione ideologica, né diplomatica. È una posizione umana, culturale, civile”.

Edy Tamajo

Edy Tamajo

Una dichiarazione che si fa portatrice di un principio fondamentale: le decisioni belliche non possono essere affidate all’impulso o alla logica dell’emergenza, ma devono passare attraverso le istituzioni europee, nel rispetto del diritto internazionale e con una visione di lungo periodo.

Nel suo intervento, Edy Tamajo ha sottolineato, che la pace non è una scelta neutrale, ma una necessità. E avverte: “La politica ha il dovere di proteggerla, senza alimentare la retorica del nemico e senza rincorrere l’emergenza permanente”.

Sicilia, terra che ha bisogno di radici e di orizzonti

Per l’assessore, il proprio ruolo istituzionale acquista oggi un peso ancora maggiore, soprattutto in una terra come la Sicilia, che “ha bisogno di radici, ma anche di orizzonti”. Un territorio che chiede soluzioni, non slogan; presenza concreta, non parole astratte.

Tamajo lancia un appello per una nuova classe dirigente, capace di uscire dai palazzi e di sporcarsi le mani nei quartieri, nei mercati, tra le imprese e soprattutto tra i giovani. “Le istituzioni devono tornare a camminare tra la gente”, ribadisce.

L’Europa parta dalla periferia

Ma il messaggio più ambizioso riguarda il progetto europeo: per Tamajo, l’Unione Europea deve ripartire proprio da quei luoghi troppo a lungo ignorati. “Se vuole essere davvero un’Unione, deve partire dalle periferie, dai margini, da chi è rimasto fuori dal discorso centrale”.

Un’Europa che guarda ai giovani dei quartieri popolari, alle economie locali dimenticate, alle comunità che chiedono solo di essere ascoltate.

È lì che si gioca il futuro dell’integrazione europea, secondo Tamajo. Non nei vertici blindati, ma nei volti di chi ogni giorno prova a costruire dignità e futuro, nonostante tutto.