A Palermo in questa vigilia del voto delle comunali del 12 giugno ritorna a galla il cosiddetto “voto utile”. Tema molto caro a tanti candidati, specie a quelli più “titolati”, almeno dai sondaggi o dal passaparola cittadino, che provano a spingere nel rush finale per agguantare magari gli indecisi. Roberto Lagalla ha deciso di riportare all’attenzione proprio questo tema e lo fa non risparmiando pesanti stilettate ai suoi avversari candidati che definisce “ripetenti” o eredi di chi ha creato già disastri a palazzo delle aquile.
La competenza snodo principale
“Competenza – esordisce in un comunicato di oggi Lagalla – è la capacità di saper fare, perché si è già fatto. Su questo e solo su questo i palermitani saranno chiamati a esprimersi alle urne. E si troveranno di fronte a un bivio. Da una parte un ripetente e con lui il continuatore dei disastri dell’amministrazione di sinistra. Dall’altra, chi come me ha risanato le casse dell’università di Palermo, evitato il collasso della sanità siciliana e speso tutti e bene i fondi regionali per l’istruzione”.
“Uno vale uno? Falso ideologico”
“Insomma, – continua Lagalla – Palermo è chiamata a esprimere un voto utile, un voto sulla competenza, appunto. L’uno vale uno è un falso ideologico, una fantastica suggestione che l’esperienza ha dimostrato essere impraticabile e fallace. Anche i Cinquestelle l’hanno responsabilmente compreso abbandonando l’utopia a favore della politica. E ciò non può che rappresentare un bene per la nostra democrazia”. Parole che l’ex rettore e assessore regionale, esponente di una coalizione di centrodestra, ha pronunciato a margine di una visita al mercato del Capo.
Lo scontro sul reddito di cittadinanza
In queste ore sta andando in scena anche uno scontro tra Lagalla e i 5 Stelle riguardo al reddito di cittadinanza. Mentre i grillini sostengono che gli alleati della sua coalizione vorrebbero abolirlo, Lagalla ha invece detto: “Il reddito di cittadinanza è una conquista civile certamente da migliorare e da difendere. Non ha abolito la povertà, non ha creato lavoro, non è la panacea di tutti i mali del Paese, così come invece è stata presentata. Tuttavia ha contribuito alla tenuta sociale, soprattutto in una delle fasi più complicate della nostra storia recente. Non lo demonizzo, auspico che sia rimodulato soprattutto in termini di politiche attive del lavoro e della formazione professionale”.
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