La marcia rumorosa per chiedere alla politica un impegno serio nella lotta alle dipendenze che stanno falcidiando tanti giovani e non solo in tutta la Sicilia. E’ questo lo scopo del corteo che si è svolto questo pomeriggio nelle strade del centro di Palermo. La manifestazione è partita da piazza Casa Professa intorno alle 15.30, per poi snodarsi su via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, fino a raggiungere la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Luogo nel quale si dovrebbe discutere nel futuro prossimo un disegno di legge di iniziativa popolare sui cosiddetti LEA, ovvero i livelli essenziali d’assistenza. Un presidio sanitario fondamentale per i ragazzi colpiti da dipendenza e per le loro famiglie sul quale, purtroppo, la Sicilia è ancora indietro rispetto al resto d’Italia.

L’appello dei genitori

Manifestazione alla quale hanno fatto capolino alcuni volti noti della politica regionale, come l’esponente Dem Valentina Chinnici, e l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, che ha atteso il passaggio del corteo nei pressi della Cattedrale. A spiegare le ragioni della protesta è chi, purtroppo, ha perso un proprio caro a causa della dipendenza da crack, ovvero Francesco Zavatteri. “La finalità della manifestazione è di far capire che noi ci siamo. Non tolleriamo lo spaccio di morte verso i nostri figli. Siamo qui per dare un impulso al ddl e che venga discusso il prima possibile. E’ fondamentale partire da questo. Fare prevenzione e cura nei confronti dei ragazzi che sono caduti nel mondo disastroso della dipendenza da sostanze”.

Al suo fianco c’erano Lara Messina ed Antonio Mancuso, genitori di Diego, ragazzo morto esattamente un anno fa a causa proprio a causa di questo fenomeno. “Ci siamo, ci siamo anche noi con il nostro dolore – dice affranto Antonio Mancuso -. Ma con la certezza che qualcosa si può fare. Abbiamo tante persone accanto. E la vicinanza è quello che ci aiutato in questo periodo. Quello che ci è rimasto, è poco ma ce lo dobbiamo tenere stretto”. “Per nostro figlio non c’è stato tempo, non c’è stato modo – dichiara Lara Messina -. C’è stata molta assenza da parte delle istituzioni. Ho sbattuto davanti a delle porte chiuse. A cercare strade che non portavano da nessuna parte. Telefonate inconcludenti. Adesso speriamo che qualcosa si muova”.

Il ddl da approvare all’Ars

Corteo, come sopra ricordato, nato per chiedere l’approvazione all’Ars di un ddl (disegno di legge) relativo all’istituzione dei LEA (Livelli Essenziali Assistenza). Un testo al quale ha partecipato Giuseppe Messina, studente della facoltà di giurisprudenza che descrive l’approvazione del documento come una cosa di “importanza estrema. Siamo la capitale italiana del crack. Tutte le periferie della Sicilia sono toccate da tutti i fenomeni di dipendenza. E’ necessario dare una risposta a chi vive sulla sua pelle e a quei contesti familiari che vivono questa situazione sulla loro pelle. Il ddl prevede il recepimento dei LEA (Livelli Essenziali Assistenza), a creazione di un sistema integrato di cura per le dipendenze patologie, nonchè un appoggio concreto alle famiglie delle persone che hanno dipendenza. Loro vivono una situazione complessa quanto l’utilizzatore. Siamo stati toccati dalla storia del dottore Zavatteri. Poteva essere un nostro collega, un nostro amico. Ci ha toccati da vicino”.

La voce di chi vive da vicino l’emergenza

E poi c’è chi l’emergenza la vede da vicino, a volte senza mezzi per poterla affrontare. Sono gli studenti dell’istituto “Regina Margherita”, posto proprio in piazza Casa Professa. “E’ un problema attuale e che esiste da anni – dichiara la rappresentante studentesca Marta Napoli -. Il faro mediatico si è acceso lo scorso anno. E’ un tema che il quartiere dell’Albergheria e tanti altre realtà di Palermo vivono da tempo. E’ una situazione che viviamo tutti i giorni. Noi che viviamo il plesso “Regina Margherita” pensiamo che è difficile ignorarlo. Abbiamo segni tangibili del degrado sociale. Non è inusuale vedere ragazzi o persone più grandi vivere gli effetti della dipendenza, camminare per strada come zombie o addirittura si accasciano a terra. E a volte non sappiamo come comportarci”.

Articoli correlati