il lungo post di Saverio Romano

“L’emergenza rifiuti in Sicilia ormai è strutturale e storica, non nasce con la Lucarelli”

“Emergenza rifiuti in Sicilia: ormai è strutturale e storica e non nasce con la Lucarelli!”. Questo il titolo di un lunghissimo post su Facebook di Saverio Romano, ex ministro e leader di Cantiere Popolare, che ritorna sulle denunce della giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli, in vacanza a Noto e in tour per la Sicilia. Romano traccia un lungo excursus sui provvedimenti in tema di rifiuti, dei vari presidenti della Regione: Angelo Capodicasa, Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci.

La potenza dei social

“La potenza dei social media – continua Romano – che bene si sposa con l’emergenza rifiuti che tutti possiamo fotografare dal momento che ce li troviamo spalmati sotto casa – fa apparire Selvaggia Lucarelli come la prima ad occuparsene. Purtroppo o per fortuna non è cosi. Sono trascorsi 19 anni dal blocco delle procedure per la realizzazione dei termovalorizzatori, che ha causato tra l’altro il proliferare delle discariche abusive e del disastro ambientale che è sotto gli occhi di tutti. La risposta migliore sarebbe un radicale cambiamento all’approccio del problema con un ciclo integrato che preveda la raccolta differenziata, il trasferimento, il compostaggio ed infine l’incenerimento o la gassificazione.

Obiettivo dovrebbe essere quello di rendere la “munnizza” produttiva e basterebbe imitare i paesi del nord Europa. Tutto ciò dentro un contesto nuovo di nuova amministrazione con servizi esterni alla amministrazione, nella consapevolezza che energia, rifiuti, verde, impianti sportivi, trasporto locale vanno gestiti in chiave moderna con partnership tra pubblico e privato. Basterebbe copiare le best practices ma i nostri amministratori sono alquanto svogliati”.

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Cronaca di uno sfacelo

“Ma come siamo arrivati a questo sfacelo? – aggiunge – Questa la storia recente: nel 2000 il Commissario straordinario, il presidente della Regione Angelo Capodicasa, incarica un comitato scientifico, di redigere un piano per uscire dall’emergenza. Il “Documento delle priorità degli interventi per l’emergenza rifiuti in Sicilia” stabilendo gli interventi prioritari propedeutici al superamento del periodo dell’emergenza e al conseguimento dell’autonomia di smaltimento nell’ambito della Regione, attraverso la ricognizione della dotazione impiantistica dell’isola, del flusso dei rifiuti e dei livelli di raccolta differenziata, individuava e collocava nel territorio la rete impiantistica sia per la frazione umida (impianti di compostaggio) che per la frazione secca (impianti di selezione e valorizzazione).

“Cambio di rotta con Cuffaro”

“Il piano, che seguiva la normativa italiana ed europea, non è però mai stato attuato. Il successore di Capodicasa, Vincenzo Leanza (presidente della Regione dal 26 luglio 2000 al 17 luglio 2001), revocò tutti gli atti del suo predecessore. In seguito, con l’insediamento del governo Cuffaro si cambia completamente la strategia, puntando alla termovalorizzazione della frazione secca.

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La gara per i termovalorizzatori – cinque miliardi di euro la spesa prevista – fu indetta nell’agosto 2002 e aggiudicata nel 2003 a quattro società consortili: Tifeo, Platani e Pea, controllate dal gruppo Falck-Actelios attraverso Elettroambiente, e Sicil Power, controllata da Daneco e Waste Italia. Gli impianti, progettati per una potenzialità di 2.604.410 tonnellate/anno di rifiuti “tal quale”, pari alla quantità di rifiuti prodotti nell’Isola, vengono ubicati nei Comuni di Casteltermini/Campofranco (Ag), Palermo (Bellolampo), Augusta (Sr) e Paternò (Ct).
Nel 2006 il presidente Prodi – ministro Pecoraro Scanio – tolse il Cip6 dagli impianti di termovalorizzazione non ancora costruiti perchè non li riteneva fonti assimilabili alle rinnovabili. Nel luglio 2007 l’annullamento della gara in Sicilia da parte della Corte di giustizia di Lussemburgo perché non conforme alla normativa europea”.

L’era Lombardo

“Raffaele Lombardo, subentrato nel 2008 al dimissionario Cuffaro, annulla la gara bandendone una nuova, sempre per quattro impianti. L’asta andò deserta per una clausola che imponeva al vincitore l’implicito risarcimento dell’aggiudicatario precedente. L’emergenza rifiuti, formalmente cessata nel 2006, di fatto è arrivata fino al 2009 quando Lombardo scioglie l’Arra.

Nel luglio 2010 il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana un’ordinanza di protezione civile che nomina Raffaele Lombardo commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. L’ordinanza prevedeva che Lombardo potesse usufruire di ampie deroghe alle leggi”.

L’era Crocetta

“Tra il 2010 e il 2012 – con Crocetta presidente della Regione – abbandonata l’idea di realizzare i termovalorizzatori, la Regione ha autorizzato circa 11 milioni di metri cubi di discariche fondamentalmente a quattro soggetti privati, cioè 3 milioni di metri cubi alla Oikos, 3 milioni di metri cubi alla Sicula Trasporti, 2 milioni di metri cubi alla Tirrenoambiente e 3 milioni di metri cubi alla Catanzaro Costruzioni.
Risultato? Nessun impianto pubblico era stato realizzato.

Nel dicembre 2014 Crocetta ha nuovamente chiesto i poteri speciali per l’emergenza rifiuti. Un vero e proprio disastro, con la riapertura di discariche soprattutto nel Catanese. Poteri che in realtà però gli vennero negati con la motivazione che la Sicilia da anni commissaria il trattamento dei rifiuti con risultati fallimentari.

Nel 2014 il rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha fornito un quadro desolante: in Sicilia il 93 per cento dei rifiuti prodotti viene buttato in discarica, mentre la raccolta differenziata è al palo, e le strutture predisposte per il trattamento dei rifiuti non esistono. Oltre un decennio di poteri commissariali si è spesso ridotto all’apertura o alla estensione degli invasi. Alla fine si sono contate seicento discariche ex articolo 13, cioè siti di emergenza dove s’è scavata una buca interrando i rifiuti: col risultato di ottenere tante “bombe ecologiche”, mai disinnescate”.

L’era Musumeci

“E il governo Musumeci? Ha avviato la procedura per la realizzazione dei termoutilizzatori in Sicilia. L’Avviso riguarda l’affidamento in concessione della “progettazione, costruzione e successiva gestione fino a due impianti per il recupero energetico da rifiuti non pericolosi”.
I due termoutilizzatori dovranno avere, ciascuno, una capacità di trattamento da 350 a 450 mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziabili e saranno situati: uno in Sicilia occidentale (nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo o Trapani) e l’altro nella zona orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa).

Purtroppo questi impianti, anche sotto l’aspetto gestionale, oggi costerebbero il triplo in virtù del fatto che non sono più considerati fonti di produzione di energia assimilabili alle rinnovabili, e dunque non beneficerebbero del contributo straordinario (Cip 6: delibera del 1992 con cui sono fissati prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate) e che anche i siciliani oggi pagano nella bolletta elettrica per finanziare i 56 termovalorizzatori sul territorio nazionale, e per abbassare la tariffa in vigore.

La disomogeneità dei vari sistemi adottati nelle varie parti del Paese è un fatto, cosi come un fatto è il primato del Mezzogiorno per quanto riguarda le carenze legate al servizio. Un esempio: la raccolta differenziata dei rifiuti nel Nord Italia è al 64%, al Centro al 49 e al Sud è al 38%. Nelle città dove il servizio di raccolta è peggiore, la spesa è più alta per le famiglie. Al Nord il 69% dei rifiuti viene bruciato per produrre energia, al Sud il 62% va in discarica. Nel Mezzogiorno gli operatori pubblici del settore sono il 33%, nel settentrione il 66%. La soluzione? Sinergia tra pubblico e privato, volumi di differenziata da incrementare”.

Le conclusioni di Romano

“La questione dei rifiuti, infatti, è una questione prettamente politica che il governo regionale deve avanzare, chiedendo la reintroduzione del Cip6 o somme compensative che permettano la sostenibilità economica degli impianti di nuova generazione in grado di durare nel tempo e con efficacia, per evitare che si trasformino in cattedrali in un deserto popolato di munnizza!”

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