Si intitola “La tela dei boss – la verità sul Caravaggio rubato”, il libro con cui si fa luce sui misteri che hanno avvolto, per decenni, una delle opere più famose di Michelangelo Merisi.

E ancora non ritrovato. Il libro è scritto dal giornalista Riccardo Lo Verso, cronista di giudiziaria e profondo conoscitore – anche per passione propria – di storia dell’arte e della pittura.

Il volume (edito da Novantacento per la collana “i libri di S”) che sarà venerdì in edicola. E presto anche in libreria.

Così dunque si snoda la storia. Gli investigatori sono partiti dal retrobottega di un giocattolaio a Massafra, in provincia di Taranto, e ritengono di avere raggiunto la risposta che cercavano da 50 anni.

C’è il nome finora rimasto inedito di chi avrebbe rubato la “Natività con i santi Lorenzo e Francesco”, il capolavoro di Caravaggio trafugato a Palermo nel 1969.

Nel libro, Lo Verso ripercorre le indagini dalla notte del furto fino ai nostri giorni. Quando, l’anno scorso, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico hanno interrogano due pentiti.

Il primo ha ritrattato le sue vecchie dichiarazioni: “No, il quadro non è stato distrutto”. Il secondo ha riaperto la caccia al capolavoro di Caravaggio.

È in Svizzera che bisogna spostare le ricerche, seguendo la rotta dei traffici illeciti su cui indagava Giovanni Falcone.

Ci sono due grandi obiettivi da raggiungere e la caccia è grossa in entrambi i casi: arrestare Matteo Messina Denaro, l’ultimo “Padrino” di Cosa Nostra in fuga, e restituire l’opera di Caravaggio agli occhi del mondo.

“Un quadro non scappa. Per anni il dipinto è stato considerato al pari di un latitante – spiega l’autore – era necessario cambiare prospettiva, concentrandosi sul furto, maturato all’interno di Cosa nostra con il coinvolgimento di potenti mandamenti mafiosi di una Palermo insanguinata dalla guerra di mafia. I corleonesi si presero tutto, ma non il quadro”.

“La tela dei boss” ripercorre cinquant’anni di indagini popolate di colpi di scena. Alcuni padrini di Cosa nostra hanno rotto il silenzio e le loro confidenze sono finite in relazioni di servizio che il lettore potrà consultare in un’apposita sezione del libro. Guai a chiamarli pentiti, però.

Una spy story, un giallo che si sposta in Svizzera seguendo le tracce di don Tano Badalamenti, potente capomafia di Cinisi. L’affare fu sancito in una vecchia fabbrica di ghiaccio. Poi, arrivò la ricompensa… in franchi.