Il pizzo veniva chiesto a tappeto. Al panificio Quartararo di viale Regione Siciliana, a diverse ditte edili che realizzano abitazioni a Palermo e in provincia, a negozi di arredamenti.

Non sfugge nulla a Mario Marchese e ai suoi gregari. Anche il cambio di gestione di una panineria nel territorio di Monreale, Capricci di Gola, concorrente della panineria della compagna di Giovanni Messina, anche lui finito in carcere ieri nel corso dell’operazione dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale che gestisce due imprese funebri in piazza Villagrazia e in piazza Guadagna.

E’ lui che raccoglie le estorsioni e che racconta che i titolari della panineria avevano osato andare a proporre i loro prezzi concorrenziali ai muratori che lavoravano in un cantiere edile e che avrebbero tolto lavoro alla sua compagna. Alla panineria, nel 2013, era arrivato un messaggio chiaro: la colla nei lucchetti. Una intimidazione avvenuta durante la gestione precedente a quella attuale.

Queste nuove inchieste confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, che nonostante i proclami e gli interventi delle forze dell’ordine il controllo della mafia su Palermo è costante. Ad una ditta di Altofonte, che stava costruendo 30 abitazioni a Villaciambra e ad un’altra azienda, palermitana, con un cantiere nella stessa zona per costruire 53 alloggi, sarebbero stati chiesti 50 mila euro ciascuna a titolo di “messa a posto”.

Nessuno degli imprenditori ha denunciato spontaneamente le richieste di pizzo. Poi messi alle strette e davanti a intercettazioni avrebbero ammesso. Giuseppe D’Anna titolare di un supermercato di San Cipirello è uno di quelli più attivi in questa attività.

Gli indagati per estorsione aggravata, tentata e consumata, sono ventuno in tutto: oltre a D’ Anna e ai boss Mariano Marchese, Vincenzo Adelfio, Gregorio Agrigento, Antonino Pipitone, Giuseppe Greco, ci sono Antonino Alamia, Onofrio Buzzetta, Giovan Battista Ciulla, Giuseppe Giorlando, Andrea Di Matteo, Giuseppe Serbino, Salvatore e Pietro Di Blasi, Mario Taormina, Francesco e Gaetano Di Marco, Giovanni Battista Inchiappa, Girolamo Mondino, Santi Pullarà e Giovanni Messina.

Mario Marchese avrebbe chiesto soldo anche al noto costruttore Pietro Lo Sicco, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Come ricostruito dai carabinieri avrebbe dovuto pagare 10 mila euro per la realizzazione di 8 unità abitati ve in via Agnetta e via VF 34.

Gli sarebbe stato anche chiesto di consegnare denaro o un immobile per sdebitarsi di un’autorizzazione ottenuta per la costruzione di un edificio a Villaciambra tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Infine, avrebbe dovuto girare 50 mila euro ricavati dalla vendita di un immobile di sua proprietà seppure intestato a terzi.

E’ il 5 gennaio del 2014 che Mario Marchese con Vincenzo Adelfio fa un bilancio delle estorsioni del periodo natalizio. I due parlano dell’attività Blindocasa, della carrozzeria Di Maria e dei soldi presi dal panificio Quartararo. Vincenzo Adelfio intercettato in casa di Marchese dice “là… u QUARTARARO… perchè c’erano…c’erano cinquecento… gli ho detto QUARTARARO un poco dammeli… prima che me li domandano… gli ho d e t t o – ringraziando a Dio gli ho detto dico… e cinquecento di… quelli là… ru fumaru…. delle case popolari”. E infatti i carabinieri annotano che la Fiat Punto di Adelfio per ben tre volte è stata vista nei pressi del panificio Quartararo in viale Regione Siciliana 2207, il 29 dicembre, il 31 dicembre e il primo dell’anno del 2014.

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