“I segnali di queste ultime ore rispetto alla tenuta finanziaria delle ex province, confermano le preoccupazioni, più volte espresse da AnciSicilia, circa la necessità di definire un assetto più razionale della “governance” del territorio. La conferma dell’insostenibile crisi che sta investendo gli enti di II livello è data anche dalle dimissioni dei commissari di Agrigento e Caltanissetta. Si tratta, è bene ricordarlo, di commissari di nomina regionale che non hanno potuto che prendere atto di una situazione ingestibile i cui nodi fondamentali, dall’equilibrio finanziario dei bilanci al futuro del personale, non sono stati mai realmente affrontati. Non possiamo che esprimere una grave preoccupazione circa l’idea che, da qui a pochi mesi, la gestione di tali Enti venga affidata agli amministratori locali sulle cui spalle grava già la difficilissima situazione dei comuni”.
Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario dell’AnciSicilia, che aggiungono: “Da circa due anni, e da ultimo nel corso delle recenti audizioni nell’ambito della Legge di Stabilità regionale, abbiamo evidenziato più volte come la gestione dei liberi consorzi e delle città metropolitane non sia allo stato possibile se non attraverso un ripensamento delle funzioni e delle fonti finanziarie. Per tali ragioni chiediamo, come già proposto dall’assessore Baccei, con riferimento alla situazione finanziaria dei comuni nel corso dell’assemblea del 25 febbraio all’Ars, che insieme con il governo regionale si avvii un immediato confronto con Roma, consapevoli del fatto che un assetto stabile nella gestione del territorio di comuni e degli enti di II livello debba presupporre un’intesa tra governo nazionale, governo regionale e sistema delle autonomie locali”.
“Le conseguenze di questa situazione – conclude Paolo Amenta, vice presidente dell’AnciSicilia – stanno determinando un grave pregiudizio in settori vitali come la manutenzione delle strade provinciali, la gestione delle scuole secondarie, e nel garantire i livelli minimi dei servizi socio-assistenziali per i disabili. Vi è, in quest’ultimo caso, il forte rischio che le famiglie coinvolte possano contestare la mancata erogazione di servizi essenziali con conseguenze anche di natura giudiziaria oggi in capo agli attuali commissari e domani in capo agli amministratori dei comuni che si assumeranno l’onere di gestire liberi consorzi e città metropolitane”.
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