La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Fernando Sestito ha confermato l’assoluzione dal reato di peculato per l’ex dirigente regionale Anna Maria Corsello, oggi in pensione. La vicenda riguardava gli extra-budget in favore degli enti che si occupavano della formazione professionale: in primo grado la burocrate, difesa dagli avvocati Salvatore Modica e Salvatore Tamburo, era già stata prosciolta con formula piena.

L’indagine ruotava attorno alle somme che la Regione per anni aveva concesso agli enti di formazione in aggiunta alle cifre inizialmente previste dal piano dell’offerta formativa: integrazioni che la Corte dei Conti aveva ritenuto illegittime. La guardia di finanza aveva ricostruito che, nel complesso, gli sforamenti avrebbero toccato quasi 12 milioni: secondo il pubblico ministero gli operatori della formazione non avrebbero potuto portare avanti i loro fini istituzionali, cosa che avrebbe provocato pure ricadute negative sul piano occupazionale.

Una spesa di milioni che, in base a quanto sosteneva la procura, non doveva essere nemmeno autorizzata, tanto più che i finanziamenti sarebbero stati recuperati indebitamente con meccanismi di compensazione in maniera da fare venire meno il possibile danno erariale.

Una tesi contestata dai difensori dell’ex responsabile della formazione in Sicilia che hanno invece dimostrato in entrambi i giudizi come l’operato della loro assistita fosse del tutto regolare.

Assieme a Corsello, che aveva scelto il dibattimento ordinario, era stata accusata di peculato l’ex segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso: assistita dall’avvocato Roberto Mangano pure lei era stata scagionata da ogni addebito dopo essere stata giudicata con il rito abbreviato. La sentenza, che aveva messo la parola fine al suo procedimento giudiziario, era arrivata a giugno dell’anno scorso quando la corte di Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale contro la decisione della corte d’Appello di Palermo. (