Era scomparsa, ma ora l’insegna dell’aeroporto di Palermo dedicata ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino torna ben visibile sulla facciata nord del Terminal. È stata un’ordinanza dell’Enac, voluta dal Presidente Pierluigi Di Palma, a disporne l’immediata ricollocazione.

Di Palma: “Negligente dismissione”

Durante la sua recente visita a Palermo, il Presidente aveva notato quella che aveva considerato una “negligente dismissione”, peraltro, proprio a 30 anni del feroce assassinio mafioso di Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992, e di Paolo Borsellino, il 19 luglio dello stesso anno.

L’intestazione rimossa durante i lavori di ristrutturazione che sono in ritardo

L’intestazione era stata rimossa in preparazione di lavori di ampliamento e ristrutturazione dell’aerostazione: lavori che, come risulta dalle attività di vigilanza condotte da Enac, sono ampiamente in ritardo rispetto al cronoprogramma originariamente previsto in sede di progetto.

“Rilevanza culturale e sociale dell’intitolazione ai due valorosi magistrati”

“Tenuto conto della rilevanza culturale e sociale dell’intitolazione dell’aeroporto di Punta Raisi ai due valorosi magistrati caduti per mano mafiosa – ha affermato il Presidente Di Palma – e dell’importanza di dare fisica visibilità a tale intestazione, specie nel trentennale degli attentati, abbiamo deciso di intervenire e di ordinarne il ripristino immediato”.

Intanto la sentenza a Caltanissetta sul depistaggio Borsellino

Il tribunale di Caltanissetta ha dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo. Erano imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito la mafia. Il venire meno dell’aggravante ha determinato la prescrizione del reato di calunnia. La sentenza dopo che i giudici ieri si sono riuniti in camera di consiglio dopo le brevi controrepliche di alcuni difensori.

Prescritte le accuse per 2 e un assolto

Nel processo sono imputati tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’avete favorito la mafia. Secondo la Procura, gli imputati, che appartenevano al pool incaricato di indagare sulle stragi del ’92, con la regia del loro capo, Arnaldo La Barbera, poi deceduto, avrebbero creato a tavolino i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta, imbeccandoli e costringendoli a mentire e ad accusare della strage persone poi rivelatesi innocenti: da qui la contestazione di calunnia. Il castello di menzogne costruito grazie ai falsi collaboratori di giustizia avrebbe aiutato, per i pm, i veri colpevoli a farla franca e coperto per anni le responsabilità dei clan mafiosi di Brancaccio e dei suoi capi, i fratelli Graviano. E per questo ai tre poliziotti la Procura ha imputato l’aggravante di aver favorito Cosa nostra. Aggravante che, evidentemente non ha retto al vaglio del tribunale e ha determinato la prescrizione del reato contestato a due dei tre imputati. Il terzo è stato, invece, assolto nel merito con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

L’amarezza di Maria Falcone

“Premesso che tutte le sentenze vanno rispettate e che, soprattutto in casi così complessi, è fondamentale leggere le motivazioni, come sorella di Giovanni Falcone e come cittadina italiana, provo una forte amarezza perché ancora una volta ci è stata negata la verità piena su uno dei fatti più inquietanti della storia della Repubblica”. Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia a Capaci, in merito alla sentenza, di ieri, del tribunale di Caltanissetta nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio.
“La prescrizione è sempre una sconfitta per la giustizia che, specie in processi tanto delicati, evidentemente non è riuscita ad agire con la celerità che avrebbe dovuto avere”, ha aggiunto Maria Falcone.

Sentenza conferma esistenza depistaggio

“Dal dispositivo, che asserisce l’esistenza del depistaggio e la responsabilità di due dei tre imputati, emerge comunque – spiega Maria Falcone– la conferma dell’impianto della Procura di Caltanissetta che, con un lavoro coraggioso e scrupoloso, ha fatto luce su anni di trame e inquinamenti investigativi”. “Questa sentenza – conclude – arriva a una settimana dal trentesimo anniversario della strage di Via D’Amelio che ancora una volta vedrà i familiari di Paolo Borsellino, ai quali esprimo tutta la mia vicinanza, in attesa della verità”.

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