Si aggrava ulteriormente la posizione dei Tuttolomondo, nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza che ha fatto luce sulle vicende legate al fallimento del Palermo Calcio. Come si legge sul Giornale di Sicilia oggi in edicola, i pm stanno fornendo nuovo materiale che aggrava la posizione degli indagati il quali, intanto, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame.
“Io c’ho l’amichetto mezzo criminalotto, no? Mi fanno una sola, io che faccio, chiamo l’amichetto mezzo criminalotto…”. Sono le parole pronunciate da Riccardo Tuttolomondo, figlio di Salvatore e nipote di Walter una settimana prima che avvenisse il crac della società. Secondo gli investigatori, il riferimento è a un credito che Salvatore Tuttolomondo vantava nei confronti del brindisino Edoardo Corrado Caforio, “in occasione della mancata emissione della fidejussione per l’iscrizione del Palermo calcio al campionato di Serie B (stagione 2019-2020)”.
In base ai nuovi elementi a carico della famiglia Tuttolomondo, il pm adesso chiede la conferma delle misura cautelari. Secondo la Procura i crediti veri o presunti avevano stritolato la società fino al fallimento. I baschi verdi che hanno indagato per bancarotta fraudolenta, sostengono che Riccardo Tuttolomondo avrebbe spiegato a Giovanni Luca Felli, amministratore unico, fra le altre, della Vip Line, società di noleggio auto senza bilanci e dichiarazioni fiscali dal 2016, di ever stipulato il contratto con la Colombin & Figlio, società triestina produttrice di tappi di sughero finita nell’orbita dei Tuttolomondo. Un contratto, secondo l’accusa, che sarebbe stato uno dei modi attraverso un uomo di fiducia per svuotare la società. Intanto l’indagine dei Nuclei di polizia economico-finanziaria e della polizia valutaria è ancora aperta.
Intanto ieri è scattato il sequestro di otto immobili della “Immobiliare Ponte di Nona 2004 srl”, valgono un milione e centomila euro, più o meno quanto il gip Lorenzo Jannelli aveva stabilito di bloccare per far fronte al buco nelle casse del Palermo calcio dopo la gestione dissennata dei due fratelli. Su delega della locale Procura della Repubblica, i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale del capoluogo nei confronti di 5 soggetti.
Per due è scattato il carcere. Sono Salvatore Tuttolomondo, 65 anni, e Walter Tuttolomondo di 53 anni. Per Roberto Bergamo, 62 anni, Tiziano Gabriele, 48 anni e Antonio Atria, 54 anni il giudice ha disposto la misura dell’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno. I militari hanno sequestrato 1.395.129,31 di euro. Agli indagati vengono contestati a vario titolo i reati di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, reati di falso e di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistico della Federazione Italiana Giuoco Calcio (COVISOC).
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