La quarta sezione del tribunale di Palermo ha condannato a 4 anni e 4 mesi Anastasio Morosi il commercialista di Gallarate, in provincia di Varese. Il commercialista è ritenuto colpevole di reati collegati alla bancarotta del Palermo calcio nel lungo periodo della guida da parte del patron Maurizio Zamparini.
Il vecchio club rosanero il 24 giugno del 2019 venne definitamente escluso dal campionato di competenza (serie B) per poi venire dichiarato fallito nell’autunno dello stesso anno.
Assolti altri tre imputati
Assolti gli altri tre imputati, due persone fisiche e la curatela della società Us Città di Palermo, dichiarata fallita. La sentenza del collegio presieduto da Bruno Fasciana ha scagionato coloro che dovevano rispondere, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e false comunicazioni agli organi di vigilanza sulle società calcistiche, la Covisoc.
Gli assolti sono la ex segretaria del gruppo Zamparini, Alessandra Bonometti, uno dei sindaci della società, Enzo Caimi, e la curatela del Palermo, come persona giuridica (i curatori, Calogero Pisciotta e Gabriele Palazzotto, erano estranei al processo).
Per Zamparini c’è stata l’estinzione del reato: il vulcanico ex presidente del Palermo è morto il primo febbraio 2022. Le assoluzioni sono state emesse con la formula perché il fatto non sussiste.
Assolto in giudizio separato l’ex presidente Giammarva
In un giudizio separato era stato assolto anche il commercialista ed ex presidente rosanero, Giovanni Giammarva, che nel 2017 e per un breve periodo era stato il numero uno della società: la sentenza che lo riguarda (rispondeva di reati minori) è già definitiva. La vicenda ruotava attorno alla Mepal srl, società nata per la commercializzazione dei prodotti rosanero, di cui Zamparini era l’amministratore di fatto e che, per i pm, sarebbe stata usata come una sorta di cassaforte per mettere al riparo la società dalle procedure esecutive dell’erario, che valevano milioni di euro. Sarebbero stati così simulati finanziamenti e operazioni eseguite dalla Mepal, attraverso una serie di società che facevano però tutte capo alla “galassia Zamparini”, perchè riferibili a familiari o persone vicine e di estrema fiducia dell’ex presidente.
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