L’autonomia differenziata ed il suo delinearsi registrano i primi feedback negativi anche in Sicilia.

“Sorprende la richiesta di maggiore autonomia da parte di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna perché sono le regioni che meno possono lamentarsi dei risultati dell’azione del potere centrale in questi 73 anni di repubblica. Infatti i loro cittadini hanno il reddito procapite più alto in Italia e possono vantare un rapporto di gran lunga più favorevole, rispetto a tutte le altre regioni, tra gli investimenti pubblici ricevuti per infrastrutture e servizi rispetto all’ampiezza del territorio e alla popolazione” dichiara Salvatore Grillo, del coordinamento nazionale di Siciliani verso la Costituente.

“Chi avrebbe titolo a lamentarsi, vista la fotografia attuale dell’Italia, sono le aree del Paese che sono rimaste escluse dai grandi investimenti infrastrutturali come alta velocità, aeroporti, porti, autostrade, ospedali, scuole, università e quant’altro dipendeva dagli investimenti statali – continua -. Annualmente la spesa pubblica ha penalizzato molte aree del meridione, del centro e di alcune parti del nord, costruendo, negli anni, un Paese a due velocità. Infatti le statistiche parlano di una media del 16% del totale delle somme investite diretto al sud, mentre secondo i parametri di popolazione e territorio sarebbe spettato il 36%. Eppure oggi, queste regioni del nord premiate dalle politiche nazionali, rivendicano maggiore autonomia. Nulla da eccepire se contemporaneamente si decidesse di passare ad un quadro di decentramento nazionale, quindi esteso a tutte le regioni, fissando anche, finalmente, parametri obbligatori per gli investimenti infrastrutturali nazionali. Con un’ aggiunta obbligatoria: come avviene quando i figli debbono dividere l’eredità di famiglia si calcola quello che qualche figlio ha già avuto e si compensa. In questo caso, l’unica compensazione potrebbe essere un piano decennale di investimento nazionale per infrastrutture nelle aree svantaggiate del Paese. Chi oggi guida le Regioni o siede in Parlamento, dovrebbe trovare una intesa attorno a questi temi per lanciare un’azione comune al di là del colore politico, dando la priorità al mandato ricevuto di rappresentanza dei territori e delle popolazioni.

Sarebbe bello apprendere che su questo tema si incontrano ad oltranza i Presidenti delle Regioni con tutti i parlamentari eletti in quei territori e poi i Presidenti delle Regioni insieme per trovare con il Governo un nuovo ‘patto per l’Italia’. Sarebbe bello, ma occorrerebbe farlo subito, evitando che il Paese si spacchi con questo accordo tra il Governo e tre sole Regioni”.

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