Da dieci anni Termini Imerese attende il rilancio del suo polo industriale. Da quando la Fiat ha deciso di chiudere la produzione nelle aree della nostra città, si sono succedute proposte dallo strambo all’equivoco. Il tentativo di mantenere fede alla vocazione automotive del sito industriale si è lentamente dissolto, ed una fine ancor peggiore hanno fatto gli esperimenti di innesto per aziende del settore componentistica. Oggi, infatti, quasi nessuno chiama più il sito di Termini Imerese come ex Fiat, ma lo si preferisce definire ex Blutec.

Per capire come sia successo, le notizie vanno cercate non nelle pagine dell’economia ma in quelle della cronaca giudiziaria. Fra meno di una settimana, esattamente il prossimo 9 settembre, si celebrerà l’ennesimo tavolo di lavoro al Ministero delle Sviluppo economico. Dalle ricostruzioni giornalistiche sembra che all’appello ci siamo otto manifestazioni di interesse. Fuori sacco, poi, come ha raccontato con dovizia di particolari Nino Amadore sul Sole24Ore, dovrebbe essere arrivata una proposta, o quanto meno un sospiro di attenzione, da parte di Fincantieri. Forse, l’ultimo gioiello insieme a Leonardo-Finmeccanica, dell’industria pesante italiana.

Cosa significherebbe per Termini Imerese accogliere il colosso internazionale della produzione navale? Sicuramente le garanzie di rilancio e di mantenimento dei livelli occupazionali non sarebbero un problema. Anzi, ragionando in ottica di sistema, con un piano industriale concreto e dettagliato, Termini potrebbe puntare a diventare un hub internazionale di quel settore produttivo.
Sembra, però, che Fincantieri abbia segnalato alcune precondizioni per poter intervenire. Almeno così ci racconta il quotidiano di Confindustria. E quindi, se ci sono problemi ed ostacoli, meglio che saltino fuori subito. Sulla vicenda del sito industriale termitano veramente non c’è più tempo da perdere.

Mi chiedo, però, se e come questa prospettiva di rilancio industriale sia conciliabile con i piani dell’Autorità portuale per il bacino di Termini Imerese che in questi mesi hanno fatto capolino nel dibattito locale sul futuro del porto?

Per essere più precisi, già da qualche tempo si parla di trasferire sul porto imerese una parte del traffico gommato che insiste sul porto di Palermo tant’è che per “riadattare” il nostro porto, l’autorità guidata da Pasqualino Monti può contare su sostanziose risorse economiche che derivano da accordi stipulati e dedicati proprio al rilancio dell’area industriale.

Non sono un tecnico, e forse quel tipo di progettualità potrebbe (forse) accompagnare ed agevolare la presenza di Fincantieri nel sito industriale di Termini Imerese. Non sono in grado di stabilire con certezza scientifica se il modello di sviluppo portuale disegnato dall’Autorità Portuale sia compatibile con le attività del colosso industriale del settore nautica. Certo è che, se la risposta fosse affermativa, ci troveremmo di fronte ad una coincidenza peculiare e singolare. E di coincidenze finite male, nella storia recente del sito industriale di Termini Imerese, ne abbiamo viste sin troppe.

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