Decisioni alla fine della vita, un confronto a servizio dei cittadini tra le diverse visioni, umane, culturali e religiose, e le diverse professionalità al fine di favorire la consapevolezza sui diritti, riconosciuti e ancora in discussione, connessi alle scelte che riguardano l’esistenza di ciascuno di noi, soprattutto nelle fasi avanzate di malattia. È stato questo il fulcro del convegno organizzato da Samot e Agius svoltosi stamani presso l’Aula Magna della Corte d’Appello di Palermo.

Esperti del mondo sanitario, giuridico e dell’informazione si sono confrontati su un tema delicato ma che riguarda ognuno di noi, un tema di grande rilevanza sociale e civile. L’obiettivo non è stato quello di dare una risposta semmai accogliere le diverse visioni e sollevare le varie criticità per avviare un percorso che porti ad una normativa nazionale al fine di evitare diversità e disparità. L’evoluzione legislativa italiana, spesso innescata a partire da situazioni drammatiche, ha portato ad importanti riconoscimenti normativi in tema di fine vita, come la legge 38/2010 che sancisce il diritto di accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore e la legge 229/2017 sul consenso informato e direttive anticipate di trattamento. Leggi che rimangono esempi virtuosi nonostante ancora oggi stentano a trovare piena applicazione.

Trizzino: “Fine vita un tema importante”

“Portare l’attenzione dei cittadini sul tema del fine vita, che è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, è necessario per far riflettere tutti sul fatto che esiste un percorso di vita che si deve concludere e deve farlo nel migliore dei modi possibili. – spiega il coordinatore della Samot, Giorgio Trizzino – È vero che esiste la forma di assistenza della Samot che eroga le cure palliative stando accanto alla sofferenza e al dolore delle persone che si trovano in fase avanzata di malattia, ma è anche vero che la sofferenza diventa insopportabile alle volte e, soprattutto, ci sono delle persone che non vogliono sottoporsi a percorsi così lunghi di assistenza e per questi occorre trovare una soluzione. Questa soluzione è già stata prospettata dalla Corte Costituzionale indicando quattro requisiti necessari affinché una persona sofferente possa accedere ad una morte assistita a livello sanitario. Si tratta dell’irreversibilità della malattia, di sofferenze molto forti, di essere nelle condizioni di intendere e di volere e di avere necessità di mezzi di supporto vitale. Occorre – conclude Trizzino – una normativa nazionale che sancisca qual è il protocollo attraverso il quale le persone liberamente possano accedere alla morte medicalmente assistita. Comprendo che ci sono delle posizioni diverse, culture diverse e concezioni religiose differenti ma sostengo che sia nostro dovere portare il tema del fine vita all’attenzione dei cittadini”.

Ed è stato “un primo appuntamento, un tavolo di confronto tra diversi professionisti chiamati ognuno con la propria professionalità a rispondere alla domanda di tantissimi malati che chiedono un fine vita dignitoso. – afferma il presidente dell’Agius, Francesco Leone – Da troppi anni questo Paese aspetta una legislazione chiara sul tema, troppo spesso sono stati i giudici in maniera autonoma ad assumersi quelle responsabilità che la politica in tantissimi anni non ha avuto il coraggio di assumersi su temi così importanti quali quelli del fine vita, dell’eutanasia e del suicidio assistito”.

Lorefice: “Cure accessibili a tutti”

Ad introdurre i lavori, il vescovo di Palermo S.E. Mons. Corrado Lorefice: “Dobbiamo impegnarci perché le cure siano accessibili a tutti e non ci siano scarti. È uno dei messaggi che arriva da questo dibattito odierno“, ha sottolineato. A chiuderli è stata invece la vice presidente della Società Italiana Cure Palliative, Grazia Di Silvestre.

Le parole di Lagalla

Il tema del fine vita è un tema attuale “e l’iniziativa di questo incontro è lodevole e prospettica. – ha commentato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla – Sul tema del fine vita si è detto tanto ma spesso non in maniera organica e si è anche fatto poco, causa anche la complessità del tema. Gli enti locali hanno il compito di raccogliere la Dat, troppo pochi sono stati sensibilizzati a questo, credo perciò sia necessaria un’azione poderosa a livello nazionale di sensibilizzazione e informazione. Credo anche che si debba, attraverso il confronto plurale, venire alle premesse e poi all’attualizzazione di una formale azione politica che giunga ad una normativa del fine vita”.

L’incontro, molto partecipato sia da parte della cittadinanza che dagli addetti ai lavori, ha coinvolto personalità del mondo istituzionale, giuridico, sanitario e giornalistico. Tra questi il presidente della Società Italiana Cure palliative Gino Gobber, il presidente del Comitato scientifico SAMOT Adelfio Elio Cardinale e il direttore clinico scientifico della Samot Sebastiano Mercadante, il direttore dell’Istituto Giano per le Medical Humanities Sandro Spinsanti, la direttrice U.O. Cure Palliative e di supporto dell’Università di Losanna Claudia Gamondi. Tre le tavole rotonde dedicate ai tre diversi ambiti (istituzioni – esperti – giornalisti) moderate rispettivamente dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia Roberto Gueli, dalla responsabile regionale della SAMOT Tania Piccione e dalla giornalista del Corriere della Sera Margherita De Bac.