Sicily is Great. Parola di Elin Mattsson, la pittrice finlandese scappata dalla Sicilia insieme al marito e i figli, lanciando strali contro le scuole siciliane, Non chiede scusa, ma cambia il tiro, spiegando che il suo argomentare non aveva nulla di personale contro la Sicilia. Una terra meravigliosa, sostiene la donna. La correzione di tiro arriva dopo le polemiche sollevate dalla sue dichiarazione affidate ai social media.

“Accettate le critiche costruttive e il cambiamento arriverà”

Mattsson, tuttavia, non fa nessun passo indietro rispetto ai contenuti delle sue contestazioni. Nel post lanciato questa mattina su facebook, invita tutti quanti a “focalizzare i problemi” ed avere il coraggio di affrontare quelle che per lei sono semplicemente delle critiche costruttive. “Ho semplicemente indicato alcuni problemi della scuola siciliana che potrebbero facilmente essere risolti”, scrive Mattisen.

Con una lettera aperta a un quotidiano di Siracusa, Elli aveva detto addio alla Sicilia e alle sue scuole che, a suo parere, funzionano male . Un atto d’accusa contro un sistema che farebbe acqua da tutte la parti. Certo il paragone con il modello scolastico finlandese è impietoso. Da quelle parti sulla scuola si investono risorse a profusione. Senza limiti.

A difesa della scuola alla siciliana s’era alzato un coro unanime di sdegno. Nessuno tocchi la Sicilia e le sue scuole? Ma come stanno veramente le cose. La difesa delle scuole siciliane è oggettiva o è soltanto campanilismo. Ce lo spiega Antonella Di Bartolo, direttore della Scuola Sperone-Pertini di Palermo.

Di Bartolo, “capisco le motivazioni, riportiamo la scuola al centro del dibattito”

“Nel momento in cui la famiglia finlandese fa queste notazioni mi sento assolutamente parte in causa, quindi. Preferisco sempre l’amico critico all’adulatore. Questo dovrebbe essere l’atteggiamento che dovremmo avere nei confronti di questa vicenda.  Va detto, poi che si tratta di una famiglia che sta facendo le valigie per andar via. Quindi probabilmente non sono nello status emotivo ideale”. Per Di Bartolo, si tratta di problemi reali: “questa vicenda deve diventare l’occasione per rimettere la scuola al centro dell’agenda politica”.