Presentato oggi alla Cgil Palermo il Focus socio economico sulla provincia di Palermo, un’indagine economica sul mercato del lavoro che mostra i dati della crisi di questi otto anni (2008-2016) vissuta da tutti i comuni, inserita in un quadro macroeconomico regionale preoccupante.
Una fotografia che sta toccando tutte le 9 province. Ogni sede della Cgil metterà insieme 5 vertenze, per ricavare le vertenze strategiche fondamentali per la Sicilia. Il dramma socio economico della Sicilia si coglie dall’andamento di alcuni indicatori: desertificazione industriale, con oltre 30 mila imprese in meno rispetto al 2008; la perdita del capitale umano, con oltre 33 mila cittadini cancellati tra il 1995 e il 2016 dalle anagrafi comunali e la perdita di 126 mila posti di lavoro nello stesso periodo.
A dare il segno della crisi è la provincia di Palermo. “Una situazione in caduta libera. Da Palermo partono ogni anno 10 mila persone, emigra no verso il Nord e all’estero non solo i giovani più capaci ma anche gli operai specializzati del manifatturiero”, denuncia il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, che ha presentato oggi il Report presso la Camera del Lavoro con Beppe Citarrella, presidente del Cerdfos e il segretario generale Cgil Sicilia Michele Pagliaro.
Partiamo dal dato sul valore aggiunto della provincia di Palermo: il report mette in evidenza una perdita complessiva di oltre 730 milioni, con l’industria che perde circa 890 milioni, di cui 611 milioni nelle costruzioni, l’agricoltura recupera 83 milioni e i servizi recuperano più di 76 milioni di valore aggiunto. Complessivamente il valore aggiunto prodotto, per l’87 per cento è imputabile ai servizi, il 6,5 al manifatturiero, il 4 per cento circa alle costruzioni e il 2,5 all’agricoltura. “E’ la fotografia della crisi, di una economia asfittica dove il manifatturiero è fermo. Palermo si presenta sempre più terziarizzata e i nostri dati confermano la flessione delle imprese attive che operano in provincia di Palermo – aggiunge Palermo Enzo Campo – Si registra una perdita di 3.781 imprese nel periodo 2009-2016. In particolare, l’agricoltura perde 3.095 imprese, il manifatturiero 1.138, le costruzioni 1.099 e il commercio 1.254. A Palermo perdiamo 13 mila addetti delle costruzioni, l’ex spina dorsale della città, oggi rappresentata dai call center, il lavoro povero”.
Non arretrano solo tre settori: l’alloggio e la ristorazione con 1.106 imprese in più, i servizi di informatizzazione e finanziari, con un 758, e la sanità con un incremento di 327 imprese. “La nostra attenzione – aggiunge il segretario Cgil Palermo – è rivolta in particolare ai 414 mila inattivi, un dato sotto il quale si nasconde la nostra Lapa economy, rappresentata dagli ambulanti e da tutti quei lavori informali e posti di lavoro senza salari e senza diritti”. “Ai dati di denuncia fanno seguito le nostre 6 proposte, che servono – aggiunge Enzo Campo – a dare un’opportunità alle classi dirigenti, ai governi nazionali, regionali e locali, per l’elaborazione di un piano di sviluppo per la provincia di Palermo. Aspettiamo risposte. Per noi si tratta di vertenze strategiche, che porteremo avanti”.
Complessivamente gli occupati della provincia di Palermo calano da 362 mila a 318 mila. I disoccupati passano da 74 mila a 107 mila mentre gli inattivi crescono di 20 mila unità passando da 394 mila a 414 mila. “Sommando i disoccupati con gli inattivi, nella fascia 15-64 anni, raggiungiamo la cifra di 521 mila persone che a vario titolo sono fuori dai processi produttivi – dichiara Beppe Citarrella, presidente del Cerdfos, che ha presentato oggi il rapporto redatto con la collaborazione di Roberto Foderà, docente universitario di Statistica economica alla Lumsa, Giuseppe Nobile, responsabile ufficio statistico della Regione siciliana e Michele Libro, ricercatore – Questo dato rappresenta il 44 per cento della popolazione totale contro un dato medio nazionale del 27 per cento”.
Quello che emerge nella provincia di Palermo è un aumento della popolazione di 32.948 abitanti (da 1.235.269 a 1.268.217). Inoltre si registra una flessione di 3 punti del tasso di natalità, passato da 12,4 a 9,4 per mille e un lieve aumento del tasso di mortalità passato da 9,1 a 9,7 per mille. “Ne viene fuori – aggiunge Citarrella – un aspetto interessante, che si sta verificando in tutte le province: una forte accelerata dell’indice di vecchiaia che a Palermo è aumentato, nel periodo preso in esame, da 108,2 a 132,6. Ciò sta a significare che nel 2008 ogni100 giovani c’erano 108 over 65 e nel 2016 questi over 65 si sono attestati a 132,6. Un dato che tiene assieme calo delle nascite e forte migrazione delle famiglie”.
Un altro aspetto segnalato, relativo al mercato del lavoro, è la contrazione del tasso di occupazione, che passa dal 43,3 per cento a 37,4 (uomini dal 57,7 a 48,8 per cento; donne dal 29,7 al 26,3 per cento). E il fatto che nel periodo 2008-2016, la provincia palermitana perda 43.674 occupati in tutti i settori di attività, in modo particolare perde 18.702 occupati nell’industria, di cui oltre 13 mila nelle costruzioni.
Per quanto riguarda l’evasione Irpef, nella provincia di Palermo, a fronte di 683 mila 254 contribuenti, il reddito complessivo dichiarato è stato pari a poco più di 11,8 miliardi per un’imposta versata di oltre 2 miliardi. Nella provincia, a fronte di 100 euro dichiarati, i consumi sono stati pari a 142,5 euro. L’imposta netta corrispondente, qualora correlata ai consumi, sarebbe stata di oltre 2,9 miliardi. “Si può pertanto stimare – conclude Citarrella – un’evasione di oltre 871 milione di Irpef”.
Un altro indice di povertà è l’esiguo importo delle pensioni, considerate in maniera impropria una forma di ammortizzatore sociale per le famiglie. Dalla media mensile delle pensioni nelle 9 province risulta un importo totale di 676 euro. Importo che a Palermo corrisponde a 712,77 euro, a Siracusa 745,02, a Catania 687,96, a Agrigento, la più bassa a 581,16. Nei paesi in provincia di Palermo, la pensione più bassa è a Campofiorito, 501,07. La più alta a Isola delle Femmine, 779,87 euro.
LE PROPOSTE – Industria manifatturiera nelle aree industriali di Termini Imerese, carini e Brancaccio. In quest’area occorre garantire una fiscalità di vantaggio per le tre aree industriali nell’ambito della Zes e definire misure di sostegno alle assunzioni, alla formazione, alla riqualificazione delle competenze. Un disegno organico di politica industriale che tenga conto del Know how presente e delle potenzialità di sviluppo della cosiddetta industria 4.0. Gli investimenti devono essere coerenti con la vocazione del territorio: alimentare, automobilistico, navale, chimica e potenziamenti infrastrutturali a partire dal Cantiere Navale. Economia circolare. Puntare sulla produzione secondo un nuovo modello di una economia circolare per risparmiare sui costi di produzione e acquisire vantaggio competitivo. Reti e innovazione tecnologica. Ammodernamento della rete elettrica, banda larga, ristrutturazione rete idrica e realizzazione delle opere per il riuso delle acque depurate. Industria culturale. Coniugare innovazione e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale, storico per rafforzare l’industria turistica palermitana. Mobilità e trasporti. Interporto di Termini, raddoppio e ammodernamento delle reti ferroviarie, Porto di Palermo con la riqualificazione della missione produttiva, un piano di recupero delle strade provinciali. Welfare sociale e sanità. Ripensare e rafforzare un modello di welfare produttivo come strumento di inclusione sociale, gli strumenti di contrasto alla povertà, la medicina del territorio, i servizi territoriali.
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