Folle e assurda violenza, ieri mattina, nella Casa circondariale Pagliarelli di Palermo. “Colpa della scelleratezza di un detenuto, che ha alimentato la tensione nella struttura di Piazza Pietro Cerulli”, riferisce Calogero Navarra, segretario regionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il fatto violento è avvenuto nel Reparto Mari, Padiglione Sud, del carcere. L’uomo ha tentato di aggredire un altro ristretto del carcere ma, fermato dal poliziotto di servizio, ha colpito quest’ultimo con un violentissimo pugno al volto, provocandone anche una caduta a terra. Il poliziotto è poi stato accompagnato in ambulanza presso l’Ospedale per le cure del caso”.

“Sono stati momenti di grande tensione”, denuncia il sindacalista del SAPPE, che esprime solidarietà al collega ferito e rimarca come “ancora una volta bisogna sottolineare come La Polizia Penitenziaria sia lasciata sola in balia della violenza sempre più crescente di soggetti poco inclini al rispetto delle norme penali e di comportamento proprie di una società civile. Ci si chiede fino a quando tutto questo possa reggere senza un intervento delle autorità competenti utile a ripristinare la sicurezza dovuta a chi tutto il giorno, per dovere istituzionale, convive con questi soggetti dall’indole violenta che non accennano a rivedere i loro comportamenti aggressivi nei confronti delle Istituzioni, già perché il poliziotto penitenziario, che piaccia o meno, in quel contesto rappresenta lo Stato”.

“La situazione penitenziaria è sempre più critica” – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che nei giorni scorsi ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni: “nessuna indulgenza verso chi aggredisce i nostri poliziotti. In questo senso va nella giusta direzione il nuovo Decreto Sicurezza del Governo, là dove prevede proprio un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale di Polizia Penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere”. Capece ricorda di avere espresso nei giorni scorsi “apprezzamento anche per l’impegno assunto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dal suo omologo albanese Ulsi Manja che consentirà il trasferimento, presso gli istituti di pena del Paese d’origine, dei 1.940 detenuti albanesi ad oggi ristretti nelle carceri italiane” ed auspica “che analoghi accordi vengano assunti con i Paesi che hanno un alto numero di loro connazionali tra i detenuti in Italia, ovvero Romania, Nigeria, Marocco e Tunisia””.