Si è avvalso delle facoltà di non rispondere Francesco Mulè, 76 anni, ritenuto il presunto reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro riportato in carcere nei giorni scorsi dopo essere stato liberato per un difetto di motivazione nell’ordinanza di custodia cautelare.
I legali hanno chiesto nuova perizia medica
Gli avvocati Giovanni Castronovo. Marco Clementi e Valentina Clementi hanno richiesto una nuova perizia medica per valutare se le condizioni di Mulè siano compatibili con la permanenza in carcere.
Per gli avvocati come testimoniano diversi accertamenti eseguiti all’ospedale Civico Mulè sta male e non può stare in carcere. Sempre i legali hanno chiesto di rivisitare la decisione del gip di emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare. Una sentenza della Cassazione in passato ha stabilito che di fronte ad un vizio formale la Procura possa chiedere l’emissione di un nuovo provvedimento, motivando le esigenze cautelari eccezionali.
Mulè personaggio chiave dell’inchiesta
Mulè è personaggio chiave dell’inchiesta, era stato arrestato a novembre, ma era tornato libero il 29 dicembre dopo la decisione del tribunale del Riesame. La Procura ha però chiesto nuovamente la custodia cautelare in cella per l’indagato, alla luce dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico, e il gip ha accolto l’istanza. Mulè è stato quindi nuovamente arrestato dai carabinieri e condotto in cella. L’inchiesta sul clan è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale. In cella a dicembre era finito anche il figlio di Francesco Mulè, Massimo.
Pochi giorni fa era tornato in carcere
I militari del nucleo Investigativo del comando provinciale di Palermo pochi giorni fa hanno dato esecuzione alla misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal gip di Palermo a carico di Francesco Mulè, indagato per essere l’attuale reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro e per concorso in estorsione.
L’arrestato, coinvolto nell’operazione “Centro” del 15 dicembre 2022, era stato scarcerato per alcuni vizi processuali dal Tribunale della libertà, relativi all’età dell’indagato, ultrasettantenne.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha quindi avanzato una nuova richiesta di misura cautelare personale, accolta dal gip in ragione del fatto che il quadro indiziario raccolto, che delinea l’attuale e concreto attivismo dell’indagato nell’esercitare il suo “ruolo di comando” in seno alla famiglia mafiosa di Palermo Centro, restituisce un complesso di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, non altrimenti fronteggiabili se non con la misura cautelare di massimo rigore.
Il blitz antimafia
Uno spaccato di vita criminale portato a galla dal blitz che ha determinato nove fermi: c’era il pericolo di fuga per l’ormai imminente verdetto in appello del processo “Cupola 2.0”, dove Massimo Mulè è imputato. Ma le indagini in corso sugli affiliati svelano che c’è chi si stava preparando ad “espatriare” per sottrarsi ai nuovi ormai prossimi arresti temuti sia per le inchieste senza sosta che hanno portato a fermi anche quest’estate – dopo il delitto avvenuto alla Zisa di Giuseppe Incontrera – ma anche per una fuga di notizie i cui contorni restano ancora indefiniti.
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