Fu accusato di organizzare dei pestaggi per vendicarsi delle due rapine subite. Adesso cambia la misura cautelare per uno degli indagati. Non è più agli arresti domiciliari Francesco Paolo Bagnasco, 45 anni, titolare di due esercizi commerciali della catena “Serena Ingrosso” a Palermo, coinvolto nell’operazione dei carabinieri “Brevis” dello scorso anno a Pasqua. Agli arresti finirono, tra gli altri, Giuseppe Calvaruso e il suo braccio destro Giovanni Caruso, accusati di fare parte della famiglia mafiosa di Pagliarelli. Lo ha deciso il gip Elisabetta Stampacchia che ha disposto l’obbligo di dimora nel corso del procedimento.
Le accuse per Bagnasco
Bagnasco, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, era stato arrestato con l’accusa di essersi rivolto alla famiglia di Pagliarelli per rintracciare i rapinatori e fargli dare una lezione. Il commerciante ha dichiarato davanti al giudice che non si era rivolto solo a Caruso per rintracciare i rapinatori, ma anche ad altri quattro conoscenti incensurati. A questi aveva mostrato il video della rapina per rintracciare chi aveva messo a segno i colpi. Il suo obbiettivo non era quello di punire i rapinatori, ma scoprire se vi fosse una talpa interna al negozio.
Rapine anomale
Le rapine erano avvenute con modalità anomale. I malviventi non si erano presentati come sempre per rapinare le casse del supermercato, ma avevano preso di mira la cassaforte. Segno che forse qualcuno li aveva informati. Bagnasco si era rivolto a Caruso perché era il suo imbianchino, era della zona e la figlia di Caruso aveva lavorato nel suo negozio. I due si conoscevano da tempo. Secondo quanto hanno accertato i carabinieri nel corso dell’indagine i tre rapinatori furono trovati e portati in un garage di via Piave, c’era pure l’ideatore del colpo, e vennero tutti pestati a sangue.
La ricostruzione della vicenda
Il pestaggio sarebbe avvenuto alla presenza di Giuseppe Calvaruso. I carabinieri hanno ricostruito che il 29 agosto del 2019, due persone armate di coltello rapinarono il punto vendita di via Altofonte 89. Bottino di 4.500 euro, prelevati dalla cassaforte sistemata sotto il registratore di cassa. Il 3 settembre dello stesso anno, poco prima delle otto di sera, venne fatta un’altra rapina nel punto vendita di via Altofonte 89. Furono portati via altri 2.800 euro. Anche quella volta, l’imprenditore fece la denuncia alla polizia ma sarebbe andato in giro per individuare i responsabili.
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