Una vera e propria fuga di notizie a scopo di lucro sulle fasi successive alla cattura di Matteo Messina Denaro. L’inchiesta dei carabinieri ha riguardato un collega ed è stata coordinata personalmente dal procuratore Maurizio de Lucia.

La perquisizione a casa di Corona

I carabinieri hanno perquisito la casa milanese di Fabrizio Corona, indagato per ricettazione nell’ambito dell’inchiesta a carico di un carabiniere e di un politico di Mazara del Vallo che hanno cercato di vendere al fotografo e a un giornalista materiale riservato sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro acquisito illegalmente dal sistema informatico dell’Arma.

Chi sono i due arrestati

L’indagine ha portato all’arresto del militare, Luigi Pirollo, e di un consigliere comunale di Mazara del Vallo, Giorgio Randazzo, che avrebbe contattato Corona offrendogli lo scoop in cambio di soldi.

Il militare, Luigi Pirollo, è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il complice, Giorgio Randazzo, di ricettazione.

Come nasce l’inchiesta

Sono state le intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona a dare input all’inchiesta sul tentativo di vendere documenti riservati su Matteo Messina Denaro che oggi ha portato agli arresti e alla perquisizione.

Dopo la cattura dell’ex latitante, il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l’identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza spinse gli inquirenti a mettere sotto controllo il telefono di Corona. In una delle conversazioni intercettate, che risale al 2 maggio scorso, il fotografo fece riferimento a uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale.

Gli audio delle chat di Messina Denaro intercettate

Nei giorni successivi Corona ha continuato a manifestare l’intenzione di rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato. L’errore lo commette in questa fase offrendo quei file ad un giornalista che si renderà conto del tipo di materiale e andrà in questura a denunciare tutto

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