“Le sorelle Napoli sono figlie di un uomo indicato come capomafia e sono indicate come vittime della mafia. I figli del boss Provenzano, intercettati mentre erano nella loro cabina in una nave, si lamentavano della situazione in cui erano stati lasciati dal padre. Loro sono incensurati quindi anche a loro bisogna dare i fondi della Regione per i parenti di vittime della mafia”.

Lo ha detto il gen. dei carabinieri in pensione Nicolò Gebbia, assessore al comune di Mezzojuso (Pa) nella conferenza stampa a Palermo per illustrare ciò che ha fatto il Comune nei confronti delle sorelle Irene Anna e Gioacchina Napoli che hanno denunciato intimidazioni e minacce mafiose per cedere la loro azienda agricola. L’assessore ha ribadito che in numerosi fascicoli investigativi Salvatore Napoli, padre delle tre sorelle, è indicato come capomafia di Mezzojuso raccontando anche alcuni aneddoti che riguardano l’uomo che è morto nel 2006.

”Voglio incontrare i figli di Provenzano – ha aggiunto – per dire loro che devono partecipare al lauto banchetto della Regione”.

”Ho saputo solo dopo un articolo di stampa del 22 settembre ’17 delle minacce alle sorelle Napoli e da subito il Comune ha mostrato solidarietà. Da allora sono andato più di 50 volte a casa delle sorelle Napoli. Noi siamo e saremo accanto a loro perchè siamo e saremo per la legalità e contro la mafia. Ci costituiremo parte civile nell’eventuale processo ai responsabili degli atti contro le Napoli” ha detto, invece, nella medesima conferenza stampa a Palermo il sindaco di Mezzojuso (Pa) Salvatore Giardina parlando delle attività del Comune per dare solidarietà a Irene, Anna e Gioacchina Napoli, le sorelle di Mezzojuso che da oltre dieci anni denunciano minacce e intimidazioni per costringerle, sostengono, a cedere l’attività imprenditoriale che svolgono in una porzione di un terreno di 74 ettari tra Corleone e Godrano.

Il sindaco ha elencato una serie di passaggi amministrativi: dalla solidarietà decisa dal consiglio comunale all’istituzione di un fondo a favore delle vittime di estorsione e usura, dall’organizzazione di un’assemblea cittadina su ”Mezzojuso democratica e solidale a favore di tutte le vittime di mafia ed estorsioni” in cui è stata ribadito l’appoggio alle sorelle al rifacimento della strada di accesso al loro podere in occasione delle alluvioni nel novembre scorso nonostante il territorio ricada nel comune di Corleone.

“Il generale Gebbia si assume la responsabilità delle sue dichiarazioni diffamatorie, per le quali, ulteriormente, sarà chiamato a rispondere davanti alla competente autorità giudiziaria”. Lo dice l’avvocato Giorgio Bisagna, che rappresenta le sorelle Irene, Anna e Gioacchina Napoli, dopo le dichiarazioni del gen. dei carabinieri in pensione, Nicolò Gebbia.

“Oggi, in una conferenza stampa, ho dichiarato provocatoriamente che anche i figli di Provenzano come le sorelle Napoli, potrebbero richiedere i ricchi fondi che la Regione Sicilia riserva alle vittime di mafia doc. So che sono troppo seri per farlo, ma sfruttare il loro dramma personale per una battuta provocatoria è stato ingeneroso da parte mia. Angelo e Francesco Paolo, vi prego accettate le scuse, e se ne avete voglia fatevi sentire da me”. Lo ha detto in una nota il gen. dei carabinieri in pensione Nicolò Gebbia in serata.

”La comunità di Mezzojuso è onesta. Come in tutte le città ci possono essere alcune persone che non lo sono. Ma Mezzojuso nel complesso è onesta e antimafiosa e le colpe di pochissimi non possono trascinare nel fango un’intera comunità”. Lo ha detto il sindaco di Mezzojuso, Salvatore Giardina in conferenza stampa a Palermo. ”La conduzione di Non è L’Arena da Parte di Massimo Giletti – ha aggiunto – è faziosa, distorce la realtà e non mi viene data la possibilità di esprimere compiutamente il mio parere. Per questo non scenderò in piazza per essere intervistato da lui. Noi siamo un’amministrazione onesta e pulita, virtuosa , mai nemmeno sfiorata da indagini giudiziarie di qualunque tipo. E io sono una persona onesta e perbene in privato e come amministratore. Non ho mai favorito mafiosi o presunti tali nell’esercizio delle funzioni”.

(Ansa)

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