Il ministro degli Esteri Angelino Alfano fa un passo avanti verso il centrodestra di Silvio Berlusconi. Lo fa in un colloquio pubblicato dal Tempo di ieri, nel quale dice che “La Sicilia è il luogo dove si può dimostrare che insieme si può vincere”, “si può vincere contemporaneamente contro Renzi e contro Grillo a differenza di quanto accaduto in Liguria. Ovvero a prescindere da Salvini. Se vincessimo in Sicilia il leader di Forza Italia potrebbe dire che il successo
è interamente suo, non della Lega”.

Fa, dunque, leva sull’orgoglio del cavaliere per tentare di recuperare punti e far dimenticare il tradimento di cinque anni fa o giù di lì, quel tradimento che Berlusconi non ha proprio digerito. E per farlo usa i buoni uffici di quello che, quando erano entrambi nel Pdl, fu forse il suo peggior nemico, Gianfranco Micciché.

“Ho proposto a Micciche’ di dare la presidenza a noi, cosi’ potremo contare di più. In alternativa, se Forza Italia vuole
vincere con un proprio candidato governatore che avrebbe bisogno dei nostri voti, deve darci la garanzia che a livello nazionale ci sia tolta la fatwa”.

Poi sui rapporti con il Pd e il centrosinistra: “Attualmente sono corteggiatissimo come non mai dalla sinistra in Sicilia”, “il Pd è disperato dopo che il presidente del Senato Grasso ha rifiutato la candidatura”.

E Berlusconi ci starebbe pensando. Certo non è proprio facile da mandar giù per il Cav ma i sondaggi parlano chiaro: solo uniti si vince. E quell’unità probabilmente non può fare a meno di Alfano che se a livello nazionale non è proprio un fulmine elettorale, a livello locale qualcosa ancora conta, se non personalmente quantomeno per i nomi che corrono con lui.

Ma su quali nomi potrebbe puntare Ap nella proposta fatta al Cavaliere? Miccichè chiede ad Alfano, nelle segrete stanze, di candidarsi lui personalmente, di rischiare per dare credibilità all’intero percorso. Berlusconi potrebbe convincersi se vede che il suo ex pupillo ci mette la faccia. Ma lui non sembra intenzionato a correre e rilancia con due nomi.

Da un lato il candidato dei centristi potrebbe essere Gianpiero D’Alia che è stato già indicato più di una volta dagli stessi centristi. In più di una occasione i suoi ‘centristi’ hanno fatto il nome di D’Alia. Lui si schernisce, dice di non essere in corsa ma sotto sotto accarezza l’idea già dal 2012. Alfano otterrebbe un doppio risultato. Oltre a tornare a parlare con Berlusconi legherebbe a doppia mandata i centristi ad Ap.

Ma il vero nome che potrebbe essere lanciato nell’agone è quello di Giovanni La Via, eurodeputato di esperienza, già assessore regionale all’agricoltura in tempi diversi, quando la Sicilia aveva ancora fondi da spendere, ex amministratore regionale Pdl, che può raccogliere, secondo Alfano, tanto voti nel Catanese quanto nel Palermitano. La Via non ha mai veramente litigato con Berlusconi,. Ha fatto la sua strada ma non è fra le persone alle quali il cavaliere assegna grandi responsabilità.

Ma su La Via, come prima di lui su Pogliese, rischiano di innescarsi antipatie personali e piccoli vecchi rancori di molti ‘capi bastone’ del voto di memoria Pdl. Antipatie e piccole vendette per vicende risalenti nel tempo che, uno ad uno, riguardano tutti. Il centrodestra ha una storia fatta anche di tante di queste cose. Vicende che bisogna, però superare se il centrodestra vuole tornare insieme per vincere

“A giorni convocheremo un ufficio di coordinamento, per fare il punto della situazione a più di un mese dalle amministrative e per continuare la nostra opera di radicamento nel territorio” dice intanto il coordinatore provinciale di Forza Italia Palermo Eusebio Dalì.

“Inviterò a parteciparvi anche tutti i candidati non eletti che alle ultime amministrative hanno comunque dato un contributo importante per l’affermazione del partito, un contributo che va loro riconosciuto quanto meno in termini di partecipazione diretta alla vita attiva del partito” sostiene il coordinatore provinciale di Forza Italia Palermo.

“Le regionali sono alle porte e Forza Italia si appresta a vivere una nuova stagione della politica siciliana da assoluta protagonista, abbiamo perciò bisogno del lavoro unitario di tutti” conclude Dalì.

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