Da oggi, Giovedì della Settimana Santa, ha inizio il Triduo Pasquale, culmine dell’anno liturgico della vita della Chiesa.
Il Giovedì Santo è uno degli appuntamenti più importanti per i fedeli. E’ il giorno in cui si ricorda l’ultima cena di Gesù, e nella tradizione si fa visita ai “sepolcri” allestiti nelle chiese, dove gli altari vengono addobbati con fiori, germogli e candele.
In alcune province della Sicilia i sepolcri vengono anche definiti “orti”.

La messa in Coena Domini

La visita ai sepolcri, allestiti in tutte le chiese, che rimangono aperte alcune sino a notte, ha inizio già nella prima serata dopo la messa “in Coena Domini”, in cui si ricorda l’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli e l’istituzione dell’eucarestia.
La messa si conclude con la processione del santissimo sacramento all’altare della “reposizione”, che diventa poi “sepolcro”, per il riferimento alla custodia di un corpo senza vita (anche se secondo la liturgia, la sera del giovedì Gesù non è ancora morto) o “orto” che simboleggia le ultime ore di vita trascorse dal figlio di Dio nell’orto degli ulivi prima dell’arresto.

Un rito molto antico

L’origine del rito dei “sepolcri” è molto antica.
Come spiega J.A. Jungmann, nella sua opera “La liturgia della Chiesa”: “Già nel II secolo apprendiamo che venivano onorate le 40 ore, durante le quali il Signore giacque nel sepolcro, con un digiuno completo di altrettante ore (Eusebius, Hist. Eccl. V, 24). In seguito si sviluppò, soprattutto nei paesi nordici, l’uso di erigere nelle chiese il ‘Santo sepolcro’, e il Venerdì Santo (o anche già il Giovedì Santo, dopo la messa) aveva luogo la deposizione nel sepolcro”.
Secondo la tradizione, sono 40 le ore in cui il corpo di Gesù sarebbe rimasto senza vita, ovvero dalle 3 del pomeriggio del Venerdì Santo alle 7 della domenica di Pasqua. La consuetudine vuole che si visitino le chiese in numero dispari, generalmente tra 5 e 7, da qui il detto della “visita alle sette chiese”.

Stamattina la messa crismale alla Cattedrale di Palermo

Questa mattina, alle 9.30, alla Cattedrale di Palermo è stata celebrata la messa crismale dall’arcivescovo della città, monsignor Corrado Lorefice.
A questa messa, che vuole significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio vescovo, sono invitati tutti i presbiteri della diocesi i quali, dopo l’omelia del vescovo, rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.
Durante la messa, il vescovo consacra gli oli santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi.

La lavanda dei piedi

Un momento particolarmente significativo e toccante della messa del Giovedì Santo è quello della “lavanda dei piedi”. La messa ricorda l’ultima cena di Gesù insieme ai suoi apostoli, prima di essere arrestato e successivamente condannato alla crocifissione. Segna l’inizio del cosiddetto Triduo pasquale, cioè i tre giorni nei quali vengono commemorate passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Nel Vangelo di Giovanni si legge che durante l’ultima cena Gesù si alzò da tavola, si legò in vita un asciugatoio, versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi degli apostoli.
Un gesto con il quale Gesù compie un ribaltamento sociale: si inginocchia davanti ai suoi apostoli come un servo.
Un gesto che rimane nella Chiesa emblema “dell’abbassamento” del figlio di Dio fattosi uomo per morire in croce e in questo modo salvare l’Umanità dalla schiavitù del peccato.

Domani la Via Crucis

Grande attesa per la giornata di domani, nella quale, dopo due anni di celebrazioni online a causa della pandemia, tornano le Vie Crucis per le strade di paesi e città con la presenza dei fedeli. La Via Crucis, che è articolata in 14 “stazioni”, ricorda la Passione di Gesù. Fedeli e confraternite delle chiese si preparano già da tempo a questo importante appuntamento.

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