Sono pesanti le condanne chieste dal pm Daniela Varone per quattro funzionari del Comune di Palermo e sei imprenditori finiti sotto processo per un presunto giro di mazzette intascate in cambio di sconti sulla Tares, la tassa dei rifiuti.
Le accuse, per gli imputati, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, all’istigazione alla corruzione, alla truffa e al falso materiale.

E’ stato proprio uno dei contribuenti a denunciare la ‘banda’. Il modo in cui operavano era sempre lo stesso: innanzitutto facevano pesanti pressioni psicologiche sui commercianti, i professionisti o i semplici cittadini che si presentavano in Comune dopo aver ricevuto la cartella esattoriale. La banda gli prospettava una gravissima situazione debitoria incutendo timore e poi proponeva la soluzione: l’annullamento del debito, la riduzione della superficie imponibile per il futuro, a volte la variazione d’uso dell’ immobile. Il tutto in cambio di una mazzetta pari al 50% del totale del debito maturato dal contribuente. La truffa sarebbe costata al Comune circa 400 mila euro.

La pena più alta, 9 anni, è stata chiesta per Ida Ardizzone, dipendente dell’ufficio riscossione, otto anni e cinque mesi per Gaspare Tantillo e Antonio Borsellino, rispettivamente geometra e collaboratore professionale addetto al sistema informatico in servizio al settore Lotta all’evasione. Sei anni e sei mesi la condanna chiesta per Cesare Pagano, funzionario responsabile dell’ufficio Contenzioso Tributario del Comune.

Per i «beneficiari» degli sconti, gli imprenditori Vittorio Ferdico, Antonio e Luigi Vernengo, Giuseppe Vassallo, Giuseppe Carnesi e Giovanni Torres, la Procura ha chiesto 4 anni e 4 mesi.

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