La paura del ludopatico e le minacce dell’usuraio. Era questo il quadro ricostruito nell’indagine sul presunto giro di usura a Palermo. Il gip Stefania Brambille ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del palermitano Giuseppe Cascino, 39 anni. L’operazione è scattata questa mattina ad opera dei carabinieri. Il 39enne avrebbe dato soldi in prestito ad un giovane ludopatico che si era indebitato frequentando i centri scommesse nella zona di via delle Alpi nel capoluogo siciliano. Alla fine è stato lo stesso giocatore a presentare denuncia contro il presunto usuraio. In poco tempo avrebbe imposto, come emerge dall’ordinanza, tassi del 100% nei confronti del ludopatico che aveva un forte disagio psicologico e a cui veniva anche messa addosso una forte paura.

La paura nelle intercettazioni

Lo stesso Cascino intercettato aveva paura di essere stato denunciato. Per questo motivo ha chiesto alla vittima di non utilizzare più il telefono per le conversazioni ma solo i social. Oppure incontri per lo più tra i bar e i panifici nella zona di via Volturno e via Carini, a due passi dal tribunale di Palermo. Nel corso degli incontri Cascino ribadiva alla vittima di stare sopportando un sacrificio economico per aiutarlo con i suoi debiti. Gli ricordava inoltre che il denaro prestato non era suo ma frutto di una mediazione con altre persone.

Acqua in bocca

Nel corso delle discussioni gli ricordava sempre di non fare parola con nessuno del loro rapporto di debito e credito, specialmente con le forze dell’ordine. “Perché non è solo per te, lo sai che facevo io – diceva Cascino intercettato dai carabinieri –. Venivi tu e io andavo da quello, veniva quello e io andavo da quello. Cioè se la prossima volta si presentano i carabinieri, senta ma lei. Tu così non ho contatti di niente è amico mio. Pure questo discorso dei soldi. Ma ti ho prestato soldi? Non glielo devi dire che io ti ho prestato soldi”.

La paura delle ripercussioni

L’indagato per ricevere i soldi contattava gli amici della vittima. “Cascino nel corso di un colloquio – diceva uno degli amici – ha riferito di avere informato tutta la famiglia che se gli fosse successo qualcosa, o se fosse stato arrestato, ci sarebbero state ripercussioni per il giocatore a cui aveva prestato i soldi e per tutta la sua famiglia”. Parole che avevano impaurito la vittima.

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