La Corte di Assise di Palermo, lo scorso mee di novembre aveva condanna all’ergastolo Erco Piero e a 25 anni Luca Mantia in quanto ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio di Urso Vincenzo, avvenuto ad Altavilla Milicia il 25 ottobre 2009. Ignoti infatti avevano atteso dopo l’una di notte Urso, davanti la propria abitazione esplodendo 6 colpi di pistola. Dopo nove anni grazie al pentimento di Andrea Lombardo, Francesco Lombardo e Massimiliano Restivo, vennero individuati in Piero Erco l’esecutore materiale dell’omicidio e in Luca Mantia l’autista.

Dopo due anni di udienza celebrata davanti la Prima sezione della Corte di Assise si Palermo, Erco , difeso dagli avvocati Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro è stato condannato all’ergastolo, mentre Mantia, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Stefano Vitale, venne condannato a 25 anni di reclusione. Subito dopo la fissazione della udienza, avanti la Sezione seconda di Corte di Assise di Appello, i difensore degli imputati si sono accorti che uno dei giudici popolari della Corte di Assise di Palermo aveva compiuto i 65 anni di età.

La legge che ha instituito le Corti di Assise all’articolo 9 prevede che tra i requisiti del giudice popolare vi è quello di non avere una eta’ inferiore ai 30 anni e non superiore ai 65 anni.

Tale requisito che attiene alla capacità del giudice è previsto a pena di nullità, e deve essere posseduto fino alla celebrazione della sentenza .

“Ci siamo accorti – ha affermato Salvino Caputo – che uno dei giudici popolari che ha composto la Corte di Assise di primo grado, al momento della lettura della sentenza aveva superato i 65 anni. Abbiamo eccepito tale nullità al collegio di Assise di Appello di Palermo, presieduto da Matteo Frasca e da Fabrizio Anfuso giudice a latere che dopo una breve camera di consiglio ha disposto la nullità della sentenza della Corte di Assise di Palermo, revocando le statuizioni dell’ergastolo per Erco e di 25 anni per Mantia. Adesso entrambi dovranno essere posti in libertà.

“Abbiamo affermato – hanno dichiarato Salvino e Giada Caputo, Raffaele Bonsignore e Stefano Vitale un principio di diritto posto a salvaguardia della capacità dei giudici popolari e della tutela dei diritti degli imputati”.

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