“Berlusca mi ha chiesto questa cortesia… per questo c’è stata l’urgenza. Lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”.
Sono stralci di una conversazione tra il boss Giuseppe Graviano e un co-detenuto con cui il capomafia trascorreva l’ora d’aria nel carcere di Ascoli Piceno. L’intercettazione è depositata agli atti del processo trattativa Stato-mafia.
Giuseppe Graviano è stato intercettato in carcere per quasi un anno. Sono 32 le conversazioni con Umberto Adinolfi registrate dalle microspie, ritenute rilevanti dalla procura che le ha depositate agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia.
Le intercettazioni sono state contestate a Graviano nel corso di un interrogatorio che si è svolto il 28 marzo scorso. Sempre parlando dei suoi presunti rapporti con Berlusconi Graviano aggiunge, alludendo all’intenzione dell’imprenditore di entrare in politica già nel ’92: “Lui voleva scendere però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”. Frase che i pm interpretano come la necessità di un gesto forte in grado di sovvertire l’ordine del Paese.
“Berlusconi quando ha iniziato negli anni ’70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto ‘Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore”. Lo dice il boss Giuseppe Graviano parlando, intercettato, con un codetenuto.
“Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta … alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato fino adesso … e tu mi stai facendo morire in galera senza che io abbia fatto niente”.
A parlare è il boss Giuseppe Graviano che, intercettato in carcere, inveisce, secondo i pm di Palermo, contro Silvio Berlusconi. “Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi arrestano e tu cominci a pugnalarmi”, aggiunge sfogandosi con un altro detenuto.
“Al Signor Crasto (cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia”, dice Graviano sempre alludendo, secondo i pm, a Berlusconi colpevole di averlo abbandonato. “Sa che io non parlo – aggiunge – perché sa il mio carattere e sa le mie capacità …pezzo di crasto che non sei altro, ma vagli a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste”.
“Io sono distrutto fisicamente e psicologicamente con tutte le malattie che ho perché da 24 anni subisco vessazioni denunciate alla procura, entrano in stanza mi mettono tutto sottosopra … mentre cammino perdo l’equilibrio e mi è stata diagnosticata una patologia per la quale perderò la memoria”.
Così il 28 marzo scorso il boss Giuseppe Graviano risponde ai pm di Palermo che, dopo averlo intercettato in carcere per quasi un anno, gli contestano il contenuto delle conversazioni avute con un co-detenuto.
Nei dialoghi Graviano parla di rapporti con Silvio Berlusconi, dell’aiuto che avrebbe dato al leader di Forza Italia al quale attribuisce un ruolo nelle stragi del ’93 e al rammarico perché questi lo avrebbe abbandonato.
Nel merito delle sue rivelazioni il boss non entra, ma elenca ai magistrati, chiedendo anche il loro aiuto, tutte le vessazioni che subirebbe al carcere duro. “Nella mia cella – dice – il sole viene due mesi l’anno, è un posto invivibile d’estate e d’inverno”. Poi decide di avvalersi della facoltà di non rispondere ai pm che continuano a chiedergli chiarimenti su quanto detto al co-detenuto.
“Dalle intercettazioni ambientali di Giuseppe Graviano, depositate dalla Procura di Palermo, composte da migliaia di pagine, corrispondenti a centinaia di ore di captazioni, vengono enucleate poche parole decontestualizzate che si riferirebbero asseritamente a Berlusconi.
Tale interpretazione è destituita di ogni fondamento non avendo mai avuto alcun contatto il Presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano”.
Lo afferma in una nota l’avvocato Niccolò Ghedini senatore di FI.
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