Quella contro il coronavirus è una guerra contro un nemico invisibile che esige l’uso di armi non “convenzionali”, ma la cui vittoria dipende dalla capacità professionale e umana con cui ognuno è chiamato ad impegnarsi per svolgere al meglio la sua parte. Ne è convinto Giuseppe Todaro presidente del Consiglio di amministrazione di OSP, acronimo di Operazione servizi portuali, ovvero l’azienda che consente all’area del porto di fruire dei normali servizi urbani, fra cui la pulizia, la sanificazione e la disinfestazione. Con lo scoppio dell’epidemia da coronavirus, Osp ha deciso di “esportare” la sua “mission” alla città e all’intera Isola.

Dott.Todaro può spiegare ai nostri lettori la realtà aziendale di Osp?
La nostra azienda eroga all’interno dell’area portuale quei servizi essenziali che a Palermo sono garantiti da Amap, Amat, Gesip, Enel, solo per fare qualche esempio, comprese le attività di disinfestazione, pulizia e sanificazione. L’incedere dell’epidemia da coronavirus, con conseguente crollo di circa il 70 per cento del traffico portuale, ci ha spinti a guardare alla città, ma anche all’intera regione, come mercato potenziale, con il duplice intento di combattere la nostra battaglia nell’ambito della guerra di tutti contro il coronavirus, ma anche di garantire i livelli occupazionali ai nostri addetti, dal momento che la nostra azienda annovera 50 dipendenti diretti.

I palermitani, ma anche i siciliani, per quale tipo di servizio possono contare su di voi?
In assenza di un vaccino o di una cura contro il Covid 19, le uniche armi accertate per combatterlo sono la pulizia e la sanificazione, erogate con professionalità e prodotti adeguati. Quindi offriamo questo tipo di servizio a tutte le attività commerciali aperte, ospedali, strutture ricettive sanitarie, ma anche privati. Qualche giorno fa, siamo stati contattati da un condominio, dove si era verificato un caso di infezione da coronavirus; e poi farmacie, agenzie assicurative, supermercati, forni, insomma in tutti quei posti in cui si rimane in trincea per continuare ad assicurare un prosieguo quasi normale alla nostra vita.

Quali sono le caratteristiche delle vostre modalità d’intervento?
Da quando, a partire da marzo, abbiamo cominciato ad operare al di fuori dell’area portuale, abbiamo dovuto fare fronte ad una domanda crescente, cui riusciamo a rispondere con una programmazione settimanale e quindicinale che riesce a coprire la rete delle esigenze dei nostri clienti, non lasciandoli sguarniti di fronte alla necessità di sanificare. In genere, di fronte alla richiesta di intervento per emergenze, riusciamo ad evaderle nell’arco di 24 ore. Sicuramente ci aspetta un’ulteriore impennata della domanda, non appena ci avvicineremo alla riapertura delle attività chiuse, che potrà avvenire soltanto previa sanificazione dei locali.
C’è consapevolezza nel target dei vostri clienti dell’importanza del tipo di servizi che offrite?
Ci sono grande consapevolezza ed attenzione. Una realtà fotografata dall’introduzione del credito d’imposta che consente di scaricare il 50 per cento delle spese sostenute per la sanificazione degli ambienti. Ovviamente nelle imprese commerciali c’è allerta sul fronte delle sanificazioni, così come da parte dei privati e degli ospedali, anche quelli in cui non si sono verificati casi di Covid 19 o, comunque, non sono direttamente esposti al rischio. Un aspetto importante è la valutazione dei livelli di attenzione da riservare ad ogni intervento che, comunque, dovrà essere realizzato sempre nella garanzia di massima sicurezza per i nostri operatori e per i clienti.
Esiste una scala di complessità degli interventi?
Certo, alcune situazioni si presentano particolarmente rischiose e delicate. Ad esempio, abbiamo preso in carico la sanificazione di un pullman i cui occupanti sono stati messi in quarantena…ad oggi non si sono manifestati casi di positività fra di loro, ma non si possono ancora escludere. Abbiamo lavorato con livelli di sicurezza e attenzioni massime, come se ci trovassimo in presenza del virus. Le zone più complesse in cui operare sono quelle rosse, dove al rischio e alla complessità dei numerosi casi di positività accertata, si aggiungono le numerose complicazioni burocratiche per entrare ed uscire; ma anche delicata è la sanificazione di alcuni mezzi che sbarcano al porto e che devono essere messi in sicurezza con la sanificazione, prima di potere consentire loro di muoversi per le strade. I nostri operatori sono sempre dotati di tutti i dispositivi di protezione di legge per tutelare la loro salute.
Quali sono le vostre armi in questa vostra quotidiana e silenziosa guerra?
L’uso di prodotti realizzati secondo prescrizioni che seguono le indicazioni del ministero della Salute ma anche dell’Università. Tutte composizioni che contengono una porzione residuale di cloro a beneficio di alcol e ossigeno. Mentre, infatti, non ha evidenza scientifica l’efficacia del cloro nell’eliminazione del Covid, trattandosi di virus e non di batterio, le altre due componenti hanno maggiore effetto nello scioglimento della patina vischiosa o grassa che circonda il virus, per semplificare. Utilizziamo macchine a vapore, sorta di vaporelle, per non lasciare residui umidi in ambienti o superficie, come scrivanie o uffici, in cui potrebbero trovarsi documenti cartacei. Attrezzature capaci di causare uno shock termico che sortisca quello “scioglimento” della pellicola a difesa del virus, vulnerabile alle alte temperature.
Al di là delle ragioni commerciali, si coglie un convincimento etico nella sua scelta di varcare i confini del porto
La sanificazione è una battaglia nella grande guerra che i vari operatori coinvolti combattono ogni giorno contro questo pericoloso virus. Il settore è un po’ considerato la “cenerentola”, il suo ruolo rimane marginale agli occhi dell’opinione pubblica, mentre è essenziale e determinante. Tutti gli addetti al settore delle pulizie e alla sanificazione degli ambienti, negli aeroporti, nelle stazioni, negli ospedali, nelle centrali elettriche, in tutti i presidi rimasti sul territorio, ogni giorno lavorano nel silenzio, sono esposti ad un rischio altissimo e garantiscono alla nostra vita quel minimo di sopravvivenza e di “normalità” che abbiamo perso nelle ultime settimane.