Dopo tre giorni di analisi continue degli incartamenti e di continui rinvii della decisione, ieri sera la commissione di garanzia del Partito democratico ha deciso di non decidere sui ricorsi che sono arrivati dopo le accuse di brogli, di voto anche da parte dei morti e tanto altro. Come Ponzio Pilato la Commissione si è dichiarata incompetente lavandosi le mani di uno uno scontro fratricida che avrà sicuramente conseguenze e strascichi.

Ricorsi rimessi nelle mani del commissario romano

La decisione è stata presa dalla commissione regionale di garanzia del Partito democratico siciliano al terzo giorno di lavori e dopo una riunione fiume durata circa tre ore. I giorni precedenti erano stati caratterizzati da altrettante riunioni che non erano giunti a conclusione. Ieri sera (martedì 20 maggio) è giunto il verdetto: tutto rimesso nelle mani del commissario ad acta mandato da Roma.

Ben cinque i ricorsi

I ricorsi, che dunque restano pendenti, sono stati presentati da diversi esponenti della frangia che si oppone all’attuale segretario Anthony Barbagallo, che è anche candidato per succedere a se stesso. Uno riguarda le regole congressuali mentre ben quattro sono impostati sull’esigenza di un voto palese.

I motivi dell’incompetenza

La Commissione si pronunciava sui ricorsi Vitarelli più altri dell’8 e 9 maggio, del ricorso Rubino e Burtone più altri del 10 maggio, dei ricorsi Vitarelli più altri del 13 e 16 maggio ma alla fine non è Entrata nel merito.

Vista la nomina del commissario ad acta per il Congresso nella persona di Nico Stumpo decisa dal segretario Elly Schlein il 28 febbraio e visti i poteri sostitutivi ad esso assegnati, la Commissione conferma che sui ricorsi le spetta il pronunciamento quale decisione di primo grado ma essendo stati attivati i poteri sostitutivi ritiene che anche i poteri della commissione di garanzia per il congresso, in primo grado, sia trasferiti al Commissario ad acta.

Un escamotage per non pronunciarsi nella consapevolezza che qualunque decisione creerà attriti che proseguiranno dopo il Congresso minando i rapporti futuri