“I loro occhi sono pieni di paura. Hanno gli sguardi di chi fugge dalla follia della guerra per mettere in salvo i propri figli. Affrontano viaggi lunghissimi, lasciano in Ucraina i loro uomini e per passare il confine delle volte sono costretti anche a pagare funzionari governativi corrotti che chiedono in cambio denaro”.
A raccontare dell’accoglienza ai profughi ucraini a Sighet, cittadina rumena ai confini con il Paese sotto assedio, è padre Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus che si trovava in Romania quando è scoppiata la guerra e che, insieme alla comunità dei gesuiti di Palermo, ha partecipato alla fiaccolata per la pace indetta d’intesa tra la Consulta della Pace e il Comune di Palermo che ha avuto luogo ieri sera a piazza Pretoria.

Tre case di accoglienza in Romania

“In Romania – racconta ancora padre Denora – abbiamo aperto tre case di accoglienza dove al momento ci sono una quarantina di donne coi loro bambini. Passare la frontiera è molto difficile, ci sono file molto lunghe e spesso chi arriva non ha avuto la possibilità di rifocillarsi con un pasto caldo, non ha medicine, ci sono mamme che attraversano a piedi le acque del fiume Tibisco che collega la cittadina di frontiera rumena a Solotvino sulla sponda ucraina, nel sud-ovest del Paese. Un luogo divenuto crocevia della storia, valico tra i due Paesi che hanno fatto parte del blocco sovietico. Arrivano con gli occhi spaventati, pieni di dolore e di timore per l’assurdità di questa guerra. Trovare un luogo sicuro, un posto di pace dove rifocillarsi prima di riprendere il cammino verso l’Europa, è un aiuto concreto per questa gente”.

La preoccupazione per il futuro

Il gesuita racconta della preoccupazione vissuta anche dal popolo rumeno che sta accogliendo i rifugiati ma che teme di potere ricadere dentro la morsa della Russia. “Il popolo romeno – spiega – ha molta paura perché è ancora recente il ricordo del legame con il blocco sovietico e perché la Russia di Putin non nasconde i suoi interessi sul Mar Nero, dove si ripropone lo scontro con gli americani che hanno lì le loro basi militari. Tutto questo crea un clima di timore che si avverte forte a Sighet, cittadina al confine con l’Ucraina e avamposto per entrare nella Russia dove il regime comunista aveva costruito delle carceri di massima sicurezza per i prigionieri politici”.

L’organizzazione Jesuit refugee service

In questo scenario i gesuiti si stanno muovendo anche grazie alla loro organizzazione “Jesuit refugee service” che ha una sede principale a Bucarest e che distribuisce medicine, pasti e generi di pronto soccorso sia a chi vuole
entrare sia a chi vuole uscire dall’Ucraina.

Grande solidarietà a Palermo

I gesuiti stanno collaborando con la Chiesa Ortodossa per aiutare in loco i rifugiati e per creare delle reti per la raccolta e la distribuzione dei generi di prima necessità. “Ci arrivano parecchie richiesta di accoglienza di bambini – dice padre Denora – anche se la Sicilia è geograficamente lontana, qui a Palermo, avverto una grande solidarietà rispetto a questo dramma. Anche i ragazzi della scuola mi hanno chiesto cosa possono fare per i rifugiati. Io ho ripetuto loro le parole dell’Angelus di Papa Francesco che ci ha ricordato come chi ci rimette durante una guerra è sempre la gente semplice, povera, la gente che percepisce il richiamo alla comune umanità di tutti noi e che non comprende la follia della guerra. Per questo ci auguriamo che la via della pace, anche se sembra un sentiero appena accennato – conclude Padre Denora – possa al più presto prendere forza e vigore”.

 

 

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