Subito dopo l’intervento ha ammesso ai parenti impazziti dal dolore di avere sbagliato. Michele Guccione, chirurgo di 48 anni dell’ospedale Villa Sofia è stato rinviato a giudizio per la morte di un commerciante di 38 anni, padre di due bambini, morto poche ore dopo un intervento in laparoscopia per asportare una colecisti.

A decidere il suo rinvio a giudizio, come scrive Repubblica,  è stato il giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia.

Sarà giudicato con rito ordinario con l’accusa di omicidio colposo. Era il 26 maggio 2017 e il chirurgo uscì dalla sala operatoria di Villa Sofia con la testa tra le mani e ammettendo l’errore. Disse a una moglie esterrefatta e ai parenti in lacrime che il loro parente era in pericolo di vita perché lui aveva sbagliato.

Ha confessato di avere reciso l’aorta addominale e di avere perforato l’intestino durante l’intervento in laparoscopia, cioè senza taglio chirurgico, per due calcoli alla colecisti. Un’operazione di routine che dura in media una quarantina di minuti e che, invece, si è prolungata quel giorno per oltre sei ore. Il paziente era arrivato al pronto soccorso il sabato precedente con dolori addominali. I medici avevano rilevato la presenza di quei calcoli e la necessità di intervenire. Filippo Chiarello, titolare di un negozio di vernici per auto, nonostante le trasfusioni morì dopo un giorno di agonia. I suoi figli sono molto piccoli.

Le indagini sul caso di presunta malasanità sono state coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto procuratore Daniele Sansone.

opo alcune settimane, Marzio Guccione, difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto, è ritornato in sala operatoria. Non ha chiesto di essere sentito dalla procura subito dopo l’avviso di garanzia e anche adesso non vuole commentare la notizia del suo rinvio a giudizio.