E’ il capolavoro senza tempo di Luigi Pirandello, dove risuona il tema più caro all’autore: la negazione dell’esistenza dell’identità dell’uomo, nascosta dietro innumerevoli maschere. La massima espressione del cosiddetto “metateatro” , ovvero il teatro che parla di se stesso, troverà nuova linfa in “Sei”, adattamento del celebre dramma “Sei personaggi in cerca d’autore”, in scena il 15 novembre al Teatro Biondo di Palermo.

Come nell’originale pirandelliano, anche qui siamo in un teatro, dove una Compagnia formata da due attori, due attrici e il capocomico, sta per iniziare la prova di uno spettacolo teatrale che, forse, non debutterà mai. Infatti, prima dell’inizio della prova, improvvisamente, un corto circuito lascia al buio il teatro. Con l’intento di riaccendere la luce, uno degli attori va alla ricerca del tecnico, andato via poco prima dell’inizio della prova. Ma il tecnico è introvabile e la luce arriverà solo con l’apparizione, in carne ed ossa, dei Sei Personaggi, rifiutati e abbandonati dall’autore che li ha creati. Sono il padre, la madre, la figliastra, il figlio, il ragazzo e la bambina che illuminano il teatro con la speranza di poter vivere sulla scena il loro “dramma doloroso”.

Gli attori della compagnia, sconvolti da questa improvvisa apparizione, pensano che i “Sei” siano solo degli intrusi o dei pazzi e fanno di tutto per cacciarli via dal teatro. Ma, quando il Padre inizia il racconto del “dramma doloroso”, che continua a provocare sofferenze, tensioni e conflitti familiari, l’attenzione e l’interesse da parte degli attori e del Capocomico nei confronti i personaggi, cresce sempre di più e l’idea di farli vivere sulla scena diventa sempre più concreta e necessaria.

«Questo adattamento dei Sei personaggi in cerca d’autore – spiegano Scimone e Sframeli – nasce dal bisogno di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con la lingua del grande maestro. Durante il lavoro di elaborazione abbiamo ridotto il numero dei personaggi, eliminato o aggiunto scene e dialoghi, sostituito qualche termine linguistico, ma senza stravolgere la struttura drammaturgica dell’opera originale».

«Vivere in scena non è solo il desiderio dei personaggi – aggiungono l’autore e il regista dello spettacolo – è anche il sogno degli attori. Entrambi sanno che la loro vita in scena può nascere solo attraverso la creazione di un rapporto attori-personaggi di perfetta simbiosi. Un rapporto che si crea, di volta in volta, di attimo in attimo, durante la rappresentazione. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. Ed è proprio l’autenticità del rapporto attore-personaggio-spettatore la vera magia del teatro, che ci fa andare oltre la finzione e la realtà».
Foto di Gianni Fiorito

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