L’uomo è un capo ultrà del Palermo. La compagna è dipendente di un ente regionale. Lui percepisce il reddito di cittadinanza e lei costretta dall’uomo a prostituirsi e pubblicare le foto in diversi siti di escort.

E’ quanto emerge nell’indagine “Resilienza 2” dei carabinieri che ha portato all’arresto di 12 persone al Borgo Vecchio. Non solo mafia nell’operazione che ha portato all’arresto di 12 persone. Ma anche sfruttamento alla prostituzione.

E’ il retroscena emerge tra le carte dell’ordinanza firmate dal gip Filippo Serio. L’uomo è indagato per sfruttamento alla prostituzione. La donna avrebbe incontrato clienti sia a Palermo che a Catania.

A Palermo la donna incontrava gente facoltosa che pagava anche 300 euro a prestazione in un B&B nella zona della Fiera. Una vita non semplice per la donna costretta ad occuparsi della spesa, del bucato e anche degli incontri organizzati dal marito. Quando la donna lavorava era lui che parlava con i clienti.

Più volte i carabinieri hanno raccolto la volontà della donna di farla finita con questa doppia vita visto che temeva di essere riconosciuta

Il 2 gennaio dell’anno scorso è proprio la donna ad informarsi con l’indagato delle eventuali richieste di incontri: “Senti, chiamate ce ne sono state?” e lui: “Una marina! Tipo sedici. Pure il costruttore chiamò.”.

“Per domani – lui diceva – probabilmente ci sono due appuntamenti, li facciamo qua, come b&b? Che dici? Quelli di Bakeca della scorsa settimana”. E lei: “Ma aspetta, nel senso che pagano?”, l’uomo chiariva: “Certo! Uno dà 200 e l’altro 300, in più l’altro aggiunge, molla. Che dici allora? Ti vogliono incontrare da sola, così io sto là dentro. Da sola, io sto chiuso là dentro nella stanza!”. La donna però non sembrava gradire: “No, no, no, no, che da sola. Nel salotto, perché chiuso?”, ma l’indagato insisteva: “Nella stanza, sto nella stanza, perché ti vogliono da sola. Preferiscono da sola, tanto sono nella stanza accanto quindi qual è il problema? Quindi un tipo verso le tre e mezza e l’altro più in là, dopo un’oretta, quello che è… Invece l’altro, quello di Mondello… dice: ‘Ma che fai questa volta da sola, così colà’, non gli ho risposto ancora”.

“No amore, no, no, perché già è pesante, pure sola, mi scasso la minchia! – diceva la dipendente – No tu gli dici: ‘E’ un gioco che mi piace insieme a lui, d’altronde come hai visto guarda solamente'”. L’uomo non mollava: “Se raddoppia? Gli faccio la proposta se raddoppia?”, ma non serviva: “No, no, non mi interessa, figurati se raddoppia! Semmai gli dici non cena, quelli della cena li aggiungi là nel regalino. Gli dici: ‘No perché per noi è bello così il gioco, capito? Anche perché dobbiamo mantenere sul fatto di gioco, capito?”.

Per i militari risalire alla donna sfruttata dal marito non è stato difficile. E’ bastato inserire il numero di telefono nel motore di ricerca e subito si sono aperti i siti di escort dedicato agli appuntamenti a luci rosse e si sono ritrovati “su specifici ed inequivocabili siti internet dedicati a incontri sessuali offerti da escort”.

Su uno di essi la donna avrebbe pubblicato foto di lei nuda o in lingerie “con tabelle di offerte di varie prestazioni sessuali”, dicono gli investigatori. Per gli incontri a Palermo sarebbe stato utilizzato il b&b vicino alla Fiera, ma la donna si sarebbe spostata anche a Catania, Messina, Ragusa e Siracusa e con la possibilità “di raggiungere qualsiasi parte d’Italia”.

A volte, come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, l’indagato “insisteva nei confronti della donna affinché la stessa contattasse telefonicamente e personalmente il cliente per stuzzicarlo, per scegliere la prestazione con la tariffa più alta, ovvero con più clienti contemporaneamente”.

Lunga la lista di contatti intercettati tra i due e i clienti che per un’ora sborsavano anche 300 euro. Il 10 gennaio dell’anno scorso, l’indagato diceva: “Già confermato, quando siamo lì dobbiamo chiamarlo. Via Contessa Giuditta (a Palermo, ndr), quando finiamo ci andiamo a mangiare qualcosa per i fatti nostri. Quello di domani ancora non si sa”. Il 17 la donna avrebbe ricevuto un cliente prenotato per un’ora e mezza e disposto a pagare 300 euro. Tra gli uomini in cerca di trasgressione anche il “sosia di Di Caprio”, come i due lo chiamavano.

I clienti erano sempre facoltosi e con richiese anche di rapporti a tre. Il timore della donna era sempre quello di essere riconosciuta . In diverse circostanze, però, la donna non avrebbe voluto prestarsi agli incontri a pagamento e l’indagato, come rilevano gli investigatori, si sarebbe non solo innervosito, ma l’avrebbe quasi costretta: “Sono a pezzi – diceva la dipendente dell’ente regionale – dobbiamo fare la spesa, andare a prendere il gatto, sono stanca.” e l’indagato: “Ti riposi, tanto c’è la scusa della riunione. Non ne dobbiamo fare cose, non le facciamo, le facciamo domani”, ma lei insisteva: “Io sono stanca, ma perché non mi devi credere.. E allora basta non mi fare forzatura”.

Il 28 gennaio la donna raccontava che un cliente, peraltro amico di un importante politico regionale, l’aveva appena riconosciuta come dipendente dell’ente regionale: “Praticamente lui mi fa ‘Ma tu che lavoro fai, perché mi sembra di averti visto, io ti ho visto all’Ars.’. Minchia sono morta e mi fa: ‘Di me ti puoi fidare, io conosco a tutti, sono intimo amico di (e faceva il nome del politico, ndr)’, conosce (fa il nome di un superiore della donna, ndr) da quando erano piccoli, dice: ‘Questa è una pezza di merda’.

Gli ho detto: ‘Sì, sì, ti fa il sorriso davanti e poi, un ambiente di merda”. Si rasserenava poi sul fatto che il cliente avrebbe mantenuto il segreto: “Comunque lui ha da perdere” e poi riferiva di come si era comportato durante l’incontro: “‘Ma cosa sei’ mi ha detto, appena mi ha visto questi pantaloni è uscito pazzo. Mi fa: ‘Puoi stare tranquilla con me, quindi la tua amica… questo week end come siete combinati?'”, ipotizzando un incontro a tre. La donna diceva: “Io penso che quella per 200 euro si fa le corse”.

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