“L’Ars si attivi per recuperare tutto quel denaro che, ad esempio, si è speso inutilmente per la  innovazione delle elezioni, oggi pagato dai cittadini siciliani”. Lo affermano gli avvocati Michele Cimino, Massimiliano Mangano e Valentina Castellucci, difensori di Pippo Gianni, ex assessore regionale, dopo il giudizio del Cga che ha revocato le sentenze emesse dal Consiglio di giustizia amministrativa, presieduto da Raffaele De Lipsis, sulla scorta delle quali furono indette nell’ottobre del 2014 le elezioni regionali in 9 sezioni, tra Rosolini e Pachino, nel Siracusano: al termine di quella mini tornata, disposta dopo l’impossibilità di un riconteggio delle schede relative alle Regionali del 2012,  Pippo Gennuso soffiò il posto a Pippo Gianni.

Quelle sentenze, secondo il Cga, sarebbero state emesse a seguito di una tangente pagata all’allora presidente del tribunale amministrativo di secondo grado, per cui, nel giudizio emesso nei giorni scorsi, a Pippo Gianni, vincitore del ricorso, è stato riconosciuto il titolo di parlamentare regionale anche se non avrà riceverà alcun compenso.

“Ci è dispiaciuto trovarci da soli in questa battaglia di giustizia, pensavamo – spiegano gli avvocati Michele Cimino, Massimiliano Mangano e Valentina Castellucci –  che l’Assemblea Regionale Siciliana, lesa più di ogni altra persona o istituzione da questa vicenda, intervenisse attivamente, con un ricorso incidentale, per far cessare anche indebite percezioni economiche”.

I difensori di Pippo Gianni sostengono che, comunque, si tratta di una sentenza dal valore storico. “E la prima sentenza di revocazione – spiegano i legali – per dolo del giudice nel panorama della Giustizia amministrativa, seppur non sia la prima volta che le cronache raccontano di giudici corrotti. Tuttavia, ci dispiace notare come questa vicenda sia passata come una battaglia tra Pippo Gianni e Pippo Gennuso. In realtà è una battaglia che abbiamo sposato con Pippo Gianni per risarcire quella giustizia violata, che ha messo in discussione lo Statuto Siciliano, e che dunque ha leso profondamente il principio democratico, ribaltando il volere del popolo, nonché il principio di separazione dei poteri”.