Ha aderito a Noi con l’Italia ed è pronta a spendersi in una nuova campagna elettorale. Rivendica di essere stata sempre nell’area degli ex alfaniani che spingeva per un accordo a destra e ribadisce il suo impegno politico anche se si dice pronta a correre in una lista plurinominale.

L’ex Sottosegretario e senatrice uscente Simona Vicari è uno dei ‘nodi da sciogliere’ per il centrodestra in vista delle definizioni delle candidature per il 4 marzo che dovrà essere completata entro questo fine settimana

Senatrice Vicari, come mai la sua adesione a Noi con l’Italia e la scelta di appoggiare il centrodestra alle prossime elezioni?
“L’accordo di governo col Pd era ed è sempre stato di natura tecnica e di scopo: approvare le riforme e salvare l’Italia. Sin dall’anno della sua fondazione ho militato in Forza Italia e poi nel Pdl ed era giusto, conclusa la fase di crisi economica, che io, come tanti altri miei colleghi, restassi nel centrodestra che è da sempre la casa dei moderati e dei liberali italiani”.

Ma non è rientrata in Forza Italia, lei ha aderito alla “quarta gamba”. Una sorta di cartello elettorale?
“Noi con l’Italia non è un cartello elettorale ma un nuovo ambizioso progetto politico nato per ribadire e rafforzare le nostre storiche battaglie come la difesa della famiglie e di tutto quel mondo di piccoli imprenditori e professionisti che in questi anni hanno retto la crisi e hanno accompagnato l’Italia verso l’uscita da un periodo molto complesso. Anche se la battaglia madre che intendo, di nuovo, portare avanti è quella del riscatto e della rinascita del Mezzogiorno, a partire dalla Sicilia”.

Molte sono state le proposte per la Sicilia e il sud. Qual è il suo bilancio personale di questi ultimi 5 anni come rappresentante dei cittadini?
“La vicinanza costante e l’ascolto delle esigenze del mio elettorato rappresentano i pilastri per chi come me ha deciso di intendere il mandato parlamentare. In questi anni l’impegno per la Sicilia e per i siciliani hanno rappresentato una bussola che mi ha permesso di conoscere in prima persona non solo le criticità di un territorio complesso ma anche le straordinarie opportunità che la Sicilia ha a disposizione per il suo rilancio, sia in termini di attività produttive e che di infrastrutture”.

A cosa si riferisce in particolare?
“Ho dovuto seguire in prima persona molti tavoli di crisi, da quello Ansaldo Breda di Carini a quello dell’Eni di Gela: per entrambi si è riusciti a salvare l’impiego di moltissimi lavoratori. Come pure importantissimi sono stati i molti cantieri aperti per l’ammodernamento della nuova statale 640 Agrigento-Caltanissetta o il grande lavoro svolto a favore degli autotrasportatori siciliani, tra i più penalizzati in Europa. E non da ultimo vorrei ricordare la grande battaglia, vinta, sulla stabilizzazione degli oltre 500 ex lsu dI Palermo che grazie ad un mio emendamento all’ultima legge di bilancio hanno visto la fine di oltre 13 anni di precariato. Credo che si debba ripartire da qui”.

Quali sono le nuove sfide per il rilancio della Sicilia e quali le ricette per una svolta?
“La Sicilia, come altre regioni del nostro Sud, deve vincere anzitutto le sfida della competitività, della digitalizzazione e dell’implementazione del proprio tessuto produttivo. Il tessuto economico del Mezzogiorno ha, ad esempio, nel mondo dei professionisti e della piccola impresa, un volano capace di proiettare tutta l’Italia in cima alle sfide dell’economia e della società europea. PMI e partite Iva che, nonostante la crisi, hanno retto l’impatto e addirittura rilanciato in termini di idee ed investimenti, saranno i normali interlocutori per un piano strategico per il rilancio del sud. Ugualmente la Sicilia, come il resto d’Italia, dovrà fare i conti con una vera riforma della pubblica amministrazione la quale, ancora oggi, rappresenta per i piccoli commercianti e per le imprese più una zavorra che un ausilio per le loro attività. Dovrebbe essere il contrario: ci vuole meno Stato, meno tasse e più libertà di iniziativa privata. Solo così la Sicilia potrà essere, come merita, tra le eccellenze d’Italia e d’Europa”.

Si torna a parlare di una sua candidatura proprio mentre la giunta per le autorizzazioni a procedere da il via libera all’uso delle intercettazioni a suo carico nell’inchiesta Morace. Non le sembra inopportuno?

“Sono stata io a chiedere alla giunta di dare il proprio assenso. La magistratura deve fare il proprio lavoro. la chiarezza è un requisito importante”

Ma siete in campo da tanto tempo, la gente crede ancora ai vostri progetti?
“La crisi della politica è evidente da tutte le parti. Però mi faccia spiegare con un episodio: alla fine dello scorso anno ho incontrato tanti amici per uno scambio di auguri in un oratorio a Palermo. Sono stata sommersa da mille abbracci di tante persone con le quali sono in contatto da anni e che hanno seguito il mio impegno e lo ricambiano con un affetto importante. E’ stato uno di quei momenti in cui ti ricordi del perché ho scelto di fare politico. Ho intenzione ancora di impegnarmi in tal senso per la mia gente”.

“In Sicilia – attacca in conclusione Vicari si è fatto solo retorica e falsa antimafia perché ogni qualvolta si tratta questo tema ecco levarsi gli scudi di tanti parrucconi gridando: così torna la mafia! Ecco dietro questo spot ci sono state carriere politiche e partitiche. Io invece credo che l’iniziativa privata vada sorretta, difesa e stimolata. Il pubblico deve programmare con le aziende private che esistono sul proprio territorio soprattutto se questo può rilanciare turismo ambiente e beni culturali. Occorre un coraggio che sino ad adesso è mancato. Le aziende che vogliono crescere nel rispetto delle regole ci sono e sono tante e per non farle andar via bisogna scommettere su di esse. Io ci credo”.