Il 14 dicembre 2018 il quartiere palermitano di Falsomiele venne scosso da un efferato delitto.
La vittima Pietro Ferrera, venne ucciso nella sua casa con 57 coltellate sferrate dalla moglie, Salvatrice Spataro e dai due figli poco più che ventenni, Vittorio e Maria Ferrera.

I tre imputati sono stati tutti condannati a 14 anni con il rito abbreviato.
Secondo quanto ricostruito, nella famiglia Ferrera vigeva il terrore più assoluto. Un clima domestico di violenze fisiche e verbali messe in atto da Pietro Ferrera contro la coniuge ed i figli. Le vessazioni si sarebbero protratte per anni.

Come si legge sul Giornale di Sicilia, per il giudice Guglielmo Nicastro non ci fu crudeltà ma nemmeno legittima difesa, nonostante le numerose coltellate, tanto che ha deciso di non contestare questa aggravante.

Nelle motivazioni della sentenza, riportate sempre dal Giornale di Sicilia, si legge: “Questa circostanza aggravante va esclusa tenuto conto che gli odierni imputati è vero che scagliavano complessivamente un numero elevato di coltellate alla vittima e tuttavia così agivano per portare ad integrale compimento l’azione omicidiaria in pochi minuti, non riscontrandosi quindi nella loro condotta alcuna significativa e colpevole eccedenza rispetto alla contingente modalità omicidiaria prescelta ed alla “normalità causale”. In tal senso convergono anche il tipo di armi impiegate, che singolarmente considerate non erano di particolare potenzialità offensiva, nonché la stessa tipologia di lesioni inferte alla vittima che anche alla visione delle immagini fotografiche non veniva crudelmente sfregiata”.

Il giudice, nella sua decisione, si è anche soffermato sul contesto di grande sopraffazione e violenza.
“Si ritiene che il contesto di violenze, soprusi e sopraffazioni – si legge nel provvedimento – in cui è maturato il delitto e la conseguente condizione di profonda sofferenza ed insopportabile esasperazione che ha spinto gli odierni imputati, soggetti tutti incensurati, a macchiarsi di un così grave reato consentano il riconoscimento dell’attenuante con giudizio di equivalenza rispetto alle aggravanti contestate. La indiscutibile correlazione tra il delitto commesso dagli imputati e quanto da loro subito per anni da parte della vittima è stato del resto confermato anche dallo psichiatra e dallo psicologo nominati in fase di indagini”.

La moglie ed i figli di Ferrera sono stati difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde.
Familiari e vicini di casa, durante le indagini ed il processo, hanno testimoniato circa la situazione insopportabile nella quale vivevano gli imputati, a conoscenza del fatto che l’uomo, marito e padre-padrone, deteneva anche una pistola. Ai figli aveva detto: “Questa è per vostra madre”.

Ha affermato ancora il giudice nelle motivazioni della sentenza: “L’azione delittuosa intrapresa da Salvatrice Spataro è scaturita in un crescente stato di angoscia determinato dalla paura delle conseguenze che sarebbero potute discendere dalla denuncia del marito che la stessa si apprestava a formalizzare il giorno successivo, paura rivelatasi non arginabile neppure dalle rassicurazioni dei figli. I consulenti hanno inoltre evidenziato come in tale situazione, la donna, di fronte all’ennesima umiliazione e sopraffazione del marito, si sia trovata in preda a sentimenti di rabbia, odio, disperazione, ma soprattutto di paura, arrivando così a maturare la decisione di uccidere il coniuge, da lei ritenuta l’unica soluzione per salvare se stessa e la propria famiglia”.

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