Occhi lucidi, sguardi sofferenti. Il pensiero a chi si è dovuto a lasciare e chi si vorrebbe raggiungere. Fiore Kenfa, di 24 anni, e Fassiuta Giomande, 41 anni, hanno viaggiato per anni. Hanno subito violenze.

Non avevano speranze. Da questo pomeriggio sono ricoverate nel reparto di Ostetricia dell’ospedale Civico di Palermo. Sono state portate in elisoccorso da Lampedusa. Sono la numero 200 e la 906.

Per conoscere il nome e cognome è stato necessario l’arrivo del mediatore culturale. Adesso dopo un terribile viaggio stanno per dare alle luce due piccoli che hanno portato in grembo verso una vita migliore. Un miracolo, proprio come il piccolo Miracle nato nella nave Aquarius che aveva soccorso altri migranti.

“Noi in Africa non abbiamo speranze – dice Fiore Kenfa in arabo a Nadia mediatrice culturale dell’Asp – Non abbiamo alcun futuro. Crediamo a tutto. Per questo affrontiamo al lunga traversata nel deserto. Solo per questo”. Smette di parlare e piange. Pensa alla figlia lasciata in Eritrea. Al marito che è già arrivato in Svizzera.

“Credete che riuscirò mai riabbracciarlo?”. Per arrivare in Svizzera Fiore è partita dal suo villaggio tre anni fa. E’ andata in Sudan a lavorare. Qui è stata violentata. Non poteva tornare al villaggio. Così è partita verso la Libia. Qui ancora violenze in una condizione di schiava.

“Sono stata dentro una casa. Tenuta chiusa con le telecamere – aggiunge la donna – Non potevamo fuggire. Dovevamo solo lavorare”. Poi ancora violenza sessuale. Questa volta la donna resta incinta. Il suo aguzzino le paga il viaggio verso l’Italia. Dopo un primo tratto in barcone l’arrivo della nave Diciotti che prende a bordo il carico di uomini, donne e bambini che in mare aperto soffrivano a causa del mare mosso.

La durezza del viaggio si vede tutto nel viso di Fiore. Non ha neppure la forza di mangiare. Il pasto portato in ospedale è rimasto nel tavolino. “Non ho fame – dice – sono molto stanca. Spero che adesso qualcuno mi aiuti”. In ospedale ha tutto quello che le serve. Ma inizieranno dopo i problemi.

Per lei e per la piccola di cui non ha ancora scelto il nome. Tanta sofferenza anche Fassiuta Giomande. Il suo viaggio è iniziato dalla Costa d’Avorio, poi in Tunisia e infine anche lei in Libia. Ha camminato molto anche a piedi nel deserto per arrivare nelle coste libiche. La donna di 41 anni ha lasciato nel suo villaggio altre sei figli. Quello che partorirà a Palermo è il settimo.

Anche il suo racconto per arrivare a Palermo un racconto molto doloroso. Parla a fatica e racconta in francese la sua odissea. “Non avevo futuro – racconta – Non c’era nessuna possibilità di potere dare qualcosa ai miei figli. Per questo ho deciso di partire e cercare un posto dove potere continuare a vivere. Spero di potere fare venire anche qui i miei figli e poterli riabbracciare. Mi mancano. Spero di poterli sentire presto.

Durante il mio lungo viaggio ho dovuto lavorare per potermi pagare la traversata in mare. Mille e 300 dinari, ma so che c’è chi paga molto di più. Spero che tutta questa sofferenza serva a costruire una vita migliore. Lì nel mio paese si muore per fare, per la guerra, per le malattie. Per questo rischiamo di morire nel deserto. Solo per questo”.