Atteso da anni, è arrivato a fine febbraio con la pubblicazione dei relativi bandi (nella fattispecie tre). Stiamo parlando del nuovo concorso scuola, al quale stanno partecipando 64mila aspiranti docenti su tutto il territorio nazionale, quasi 18mila soltanto in Sicilia.

Le prove, iniziate il 28 aprile, si concluderanno il 31 maggio. Ma gli uffici scolastici regionali sono sommersi da richieste di chiarimenti.

Già, perché prima di sedersi ad affrontare la prova, gli ostacoli da superare sono molteplici.

Iniziamo dalla compilazione della domanda, che doveva essere presentata rigorosamente on line. Bando di difficile comprensione e modalità di compilazione alquanto astruse: per accertarsi di svolgere la procedura correttamente, molti si sono rivolti ai sindacati della scuola, dove le file iniziavano già all’alba. Chi non aveva tempo a sufficienza per aspettare ore ed ore, ha dovuto provvedere da solo, con il rischio di sbagliare. E’ accaduto a moltissimi aspiranti candidati per la scuola dell’infanzia e primaria: unico bando ma due prove distinte, che – come ci segnalano molti lettori di BlogSicilia – in fase di compilazione della domanda hanno sbagliato a scegliere tipologia di prova, dovendo selezionare l’opzione da un template poco chiaro. Il risultato è che sono stati esclusi da una delle due prove.

Andiamo alle sedi in cui si svolgono gli esami. Qui la questione diventa davvero paradossale. Perché si ha proprio l’impressione che il ministero non abbia agevolato in alcun modo gli aspiranti docenti, anzi.
Le prove, che per la stessa classe di concorso si svolgono su tutto il territorio nazionale lo stesso giorno, si tengono non solo nelle città, ma anche nei comuni più sperduti e difficilmente raggiungibili.

Chi abita in una grande città e sperava di fare lì il concorso, è stato deluso, perché ‘inviato’ in un’altra città o in un piccolo comune con disagi non indifferenti.

Prendiamo ancora il caso degli aspiranti docenti della scuola primaria, la cui prova è il 30 maggio, e della scuola dell’infanzia, con la selezione fissata per il giorno dopo.

Ebbene, come ci segnalano i nostri lettori, in meno di 24 ore, bisognerà spostarsi da una provincia all’altra, affrontando centinaia di chilometri e le spese dovute ai costi di trasferimento e di pernottamento.

Gli esempi di storie di disappunto si sprecano. E’ il caso di Mimma, che è di Palermo e dovrà sostenere la prima prova in un paesino delle Madonie e la seconda ad Enna, o di Rita, che è di Agrigento e per fare il concorso dovrà recarsi a Palermo e Sant’Agata di Militello, o ancora di Federica, catanese, le cui prove si svolgeranno a Marsala e a Messina.

E’ vero che per fare il concorso ci vogliono delle aule informatiche attrezzate per bene, ma perché non fare svolgere la prova ai candidati nel luogo più vicino alla loro residenza? A quanto pare, è tutta una questione di sorteggi di sedi e di lettere per cui inizia il cognome.

All’ufficio scolastico regionale allargano le braccia: gli impiegati non sanno più – giustamente, in quanto loro non hanno alcuna colpa – come rispondere alle lamentele degli aspiranti docenti.
Non c’è chi esita a dire che “il bando è perverso” e a quanto pare, per quanto lontana sia la propria destinazione, c’è da ritenersi fortunati: “almeno – dicono ancora gli impiegati – le prove non si svolgono nelle isole minori”.

Ma ci sono centinaia di aspiranti docenti che le prove non hanno potuto sostenerle. Pensiamo ai disabili gravi, che non possono affrontare lunghi spostamenti, o alle donne in procinto di partorire per le quali un lungo viaggio, sebbene in macchina, sarebbe un rischio per sé e per il nascituro.

Insomma, per questa volta è andata così. La speranza è che almeno i sacrifici vengano premiati. Certo, arrivare a conquistare una cattedra è una bella fatica!

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