La modalità dell’aggressione, nel senso del numero dei soggetti che vi hanno attivamente preso parte, il fatto di aver messo in totale inferiorità fisica la persona offesa a cui è stato calato sul viso un berretto di lana sia per renderla inoffensiva sia per impedirgli di riconoscere i suoi vigliacchi aggressori, la circostanza di aver addirittura legato col nastro adesivo le gambe di Ursino per impedirgli di scappare…non può far dubitare della sussistenza certa del dolo non delle lesioni ma del tentato omicidio”.

Lo scrive la Procura nella richiesta di convalida del fermo di Giovanni Codraro e Carlo Mancuso, esponenti dei centri sociali finiti in manette per il pestaggio del segretario provinciale palermitano di Forza Nuova Massimiliano Ursino.

Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni parla di “volontà di causare lesioni gravi con l’accettazione del rischio di lesioni letali”.

Ai due il pm contesta l’aver agito in circostanze tali da impedire la difesa privata e pubblica e i futili motivi.
Dal provvedimento emerge che la ragazza coinvolta nel pestaggio, che è stata denunciata a piede libero insieme ad altre tre
persone, avrebbe finto che si trattasse di uno scherzo e ripreso la scena col cellulare per simulare, appunto, davanti a
eventuali passanti una bravata di amici.

Quanto alle esigenze cautelari, per i due sussisterebbero sia il pericolo di fuga che quello di reiterazione del reato visto che entrambi hanno precedenti per crimini commessi con violenza.

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