“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Celebre e amara frase del Gattopardo pronunciata da Tancredi, nipote del principe di Salina, in un dialogo con lo zio mentre gli annuncia la sua partenza per sostenere la “rivoluzione” ed il “cambiamento” di Garibaldi.
Una frase che sembra sposarsi perfettamente con quel che sta avvenendo per quel che riguarda la vicenda delle Province abolite e dei nascenti Liberi Consorzi. Un’abolizione,”gattopardesca” se si pensa che ad un mese da quelle che dovrebbero essere le elezioni di secondo grado per i consigli delle aree metropolitane, c’è chi vorrebbe tornare indietro e al passato.
Un partito trasversale che non guarda Centrodestra o Sinistra, esclude il M5S, che vorrebbe tornare indietro al passato all’elezione diretta dei consiglieri. Ma c’è chi comunque, in questo partito molteplice, le Province vorrebbe ‘resuscitarle’ del tutto. Complice dell’implosione del provvedimento-riforma, le elezioni di primavera a Palermo ed in centro altri comuni.
Insomma si voterebbe il 26 febbraio per il consiglio dei Liberi Consorzi e dopo circa due mesi tutto questo andrebbe ‘resettato’ perchè i consiglieri eletti non sarebbero stati eletti nei singoli comuni e quindi automaticamente decadrebbero.
Una situazione che ha fatto emergere tutti i limiti di una riforma che il Governatore Rosario Crocetta vorrebbe, con queste elezioni di secondo grado che quasi certamente non si faranno, intestarsi come traguardo realizzato nelle prossima campagna elettorale d’autunno.
Da qui il progetto ancora in cantiere di portare le lancette dell’orologio indietro e tornare al passato. Ci sarebbero già dei ddl pronti in tal senso ma per far ciò si dovrebbero attribuire delle funzioni alle vecchie Province per non tornare completamente indietro al passato dei ‘vecchi carrozzoni’, anche se il presente di questa riforma sembra avere in sè l’auspicio di un ritorno al passato.
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