Il questore di Palermo Renato Cortese e il capo della Polizia Ferroviaria Maurizio Improta sono stati destinati ad altro incarico.

La decisione è stata presa dal capo della Polizia Franco Gabrielli come conseguenza della sentenza di primo grado del tribunale di Perugia che ha condannato i due e altri agenti per il sequestro e l’estradizione di Alma Shalabayeva. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha attivato la procedura amministrativa dell’istituto giuridico della disponibilità.

“Pur ribadendo la profonda amarezza ed il pieno convincimento dell’estraneità dei poliziotti ai fatti” dice Gabrielli, con la decisione presa si riafferma il principio che “la Polizia, il cui motto non a caso è ‘sub lege libertas’, osserva e si attiene a quanto pronunciato dalle sentenze, quand’anche non definitive”.

Il tribunale di Perugia, due giorni fa, ha condannato per sequestro di persona sei dei sette imputati coinvolti nel processo per l’espulsione di Alma Shalabayeva, avvenuta nel maggio 2013. Per il capo d’accusa più grave – sequestro di persona commesso da pubblico ufficiale – sono stati condannati Renato Cortese, Luca Armeni, Francesco Stampacchia, Maurizio Improta, Stefano Leoni e Vincenzo Tramma. Cadute alcune accuse di falso, mentre altre sono rimaste in piedi.

Gli altri poliziotti coinvolti nella vicenda, Vincenzo Tramma e Stefano Leoni, sono stati condannati rispettivamente a 4 anni e 3 anni e 6 mesi. Stefania Lavore, l’allora giudice di pace che si occupò del caso Shalabayeva, è stata condannata a invece due anni e sei mesi, per vari episodi di falso ma non per sequestro di persona. Diversi reati di falso sono stati riconosciuti a vario titolo anche a tutti gli altri imputati. Tramma e Leoni sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni, la Lavore per 2 anni e 6 mesi.

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