“Ognuno è libero di portare gli spettacoli dove vuole, in qualsiasi spazio teatrale a noleggio. Ma la fondazione Teatro Massimo, la più importante da Napoli in giù, svolge un ruolo particolare e ha il dovere di produrre una stagione estiva strutturata, che duri non meno di due-tre mesi, e che possa offrire un prodotto di eccellenza alla città e ai turisti in forte aumento a Palermo”. Lo dice il segretario generale della Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso, che ribadisce la sua posizione a proposito della programmazione teatrale estiva della città.
Rosso entra in polemica sulla questione relativa alla stagione estiva del teatro di Verdura. “Ci stupisce l’inappropriatezza di alcune argomentazioni politiche rispetto a quello che un teatro d’opera debba offrire in termini di cultura, sviluppo, occupazione e bellezza – aggiunge Rosso -. Il teatro di Verdura è stato per anni la punta di diamante per la fondazione Teatro Massimo di Palermo. La Slc è ben lieta che altri possano portare proposte culturali, partecipando a un bando pubblico. Ma secondo noi il Teatro Massimo deve tornare da protagonista in questo spazio a essere un centro di produzione. Il laboratorio scenografico di Brancaccio, la sartoria teatrale, il trucco e parrucco, il corpo di ballo sono stati svuotati quasi totalmente della loro efficacia”.
E l’Slc lancia un grido d’allarme. “Dopo l’occupazione di alcuni anni fa, il patto assoluto sancito sul lavoro per trasformare il Teatro Massimo in centro di produzione si è arenato – aggiunge Rosso -. Chiediamo con forza che venga ripristinato quanto era stato previsto, che vengano aperte accademie di danze, di scenografia e di sartoria teatrale e che al più presto si torni con una stagione al Teatro Verdura che preveda la produzione del Teatro Massimo di opere, operette, balletti e concerti. Andare al Verdura per montare le luci e le scene solo per un’opera, un balletto e un concerto ha poco senso: i costi non sono commisurati al dispendio di forze. Continueremo a fare le nostre rimostranze in tutte le sedi opportune”.
“Ben vengano le attività di contorno in altri luoghi prestigiosi della città come la Gam o nelle periferie per la loro funzione sociale. Ma una istituzione come il Teatro Massimo, per il suo core business, deve strutturare una stagione seria – insiste Maurizio Rosso – Ci risulta inoltre che il Teatro Massimo presti scene e costumi. Vorremmo chiarezza su questo punto e conoscere gli introiti. Sarebbe uno sperpero non trasformare in risorse economiche le scene e i costumi pregiati del Massimo, un materiale prezioso che con tanta competenza le maestranze ogni anno costruiscono”.
Commenta con Facebook