La santa eremita che protesse Palermo dalla peste, gli antichi sistemi d’acqua sotterranei di Palermo e la difficile interazione fra l’uomo e l’ambiente carsico siciliano saranno tra i protagonisti del IX Convegno Nazionale di speleologia in Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana, che si svolgerà il prossimo 20 marzo per via telematica.
Palermo avrebbe dovuto ospitare in questi giorni il meeting scientifico sulle cavità antropogeniche: ipogei realizzati dall’uomo come cave, acquedotti, cisterne pluviali, miniere, ingruttati e qanāt, un patrimonio culturale e “ingegneristico” affascinante e sconosciuto ai più, il cui studio è fondamentale per la progettazione di opere strutturali, al fine di prevenire i dissesti nelle aree urbane, ma anche nell’ambito della riqualificazione del territorio, per la sua valorizzazione in chiave culturale e geoturistica.
La sessione pomeridiana del Convegno si aprirà con una dedica speciale alla città di Palermo, un omaggio alla sua patrona eremita “Santuzza” Rosalia che nel 1624, mentre a Palermo infuriava la peste, indicò la strada per ritrovare le sue reliquie e portarle in processione affinché la città fosse purificata e liberata dal contagio. Gli studiosi Paolo Forti e Massimo Mancini, dopo anni di ricerche d’archivio, presenteranno le più antiche rappresentazioni geografiche del sottosuolo pubblicate a stampa e da loro recentemente rinvenute: i rilievi topografici delle grotte di Santa Rosalia (al Monte Pellegrino e in Santo Stefano di Quisquina), tracciati dal gesuita Giordano Cascini, biografo della Santa.
Mentre il dottor Pietro Todaro, geologo fra i massimi esperti italiani di sistemi idrici tradizionali, presenterà i risultati della ricerca condotta negli ultimi quindici anni su vari sistemi cunicolari della tradizione rurale palermitana, realizzati prevalentemente per uso irriguo e diffusi in tutta la Piana di Palermo. Descriverà gli schemi concettuali che hanno caratterizzano i vari sistemi d’acqua sotterranei della tradizione palermitana, dalla tarda età antica alla prima parte del XX secolo, pratiche poco documentate e codificate da una tecnica idraulica scritta ma tramandate soprattutto attraverso le testimonianze orali dei picuniaturi (minatori di pozzi e cave) e dai funtaneri o mastri d’acqua. Questi furono in grado di rivisitare e adattare all’ambiente geologico della Piana di Palermo le conoscenze tecniche che arrivarono in Sicilia dall’antica Persia attraverso gli sviluppi storici e il dominio di Romani e Arabi. In attesa di una loro datazione archeologica e storiografica rimane ancora valida una seconda ipotesi sulla loro genesi autoctona dovuta all’ingegno dei funtaneri palermitani.
E tanti altri saranno i relatori afferenti al Dipartimento Scienze della Terra e del Mare dell’Università degli Studi di Palermo, con contributi relativi ad ipogei siciliani situati nell’area della Piana dei Colli (Palermo), nel Comune di Sutera (Sicilia centrale), e Marsala (Sicilia occidentale), che descriveranno inoltre il difficile rapporto fra l’uomo e l’ambiente carsico attraverso l’analisi della galleria drenante del Lago Cuba a Serradifalco (Caltanissetta).
Ma il Convegno sarà dedicato anche alle ricerche effettuate sul territorio nazionale, soprattutto nell’ambito della prevenzione del rischio di dissesti in territorio urbano ed extraurbano, come ad esempio il Progetto Ipodata che dal 2009 ha visto la collaborazione tra la Società Speleologica Italiana e l’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) per la ricerca di siti ipogei artificiali atti ad ospitare sismometri a “larga banda”, nella considerazione che in ipogeo il rumore sismico in generale viene attenuato con conseguente limitazione dei fenomeni di disturbo, consentendo migliori registrazioni dei terremoti. Di particolare rilievo gli scenari aperti dallo studio delle variazioni climatiche attraverso le analisi geochimica delle acque sotterranee, una ricerca condotta dal geologo siciliano Paolo Madonia e il suo team che, partendo dallo “studio-campione” nell’emissario del lago Albano, ha ampliato il progetto estendendolo al campionamento delle acque sotterranee delle zone a rischio sismico dell’Italia Centrale.
Fondamentali per tutte queste ricerche, i dati raccolti e catalogati negli anni da speleologi e da studiosi indipendenti di varie discipline che confluiscono nel Catasto delle cavità artificiali, istituito nel 1989 dalla Società Speleologica Italiana. “La collaborazione tra il mondo della speleologia in cavità artificiali, la comunità scientifica ed il mondo delle istituzioni, pubbliche e private, coinvolte nella protezione e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale del nostro paese, è ormai una prassi che si è consolidata da decenni di iniziative comuni, che non si sarebbero mai potute realizzare senza la cooperazione sinergica di tutti i soggetti coinvolti”, ha spiegato il geologo Paolo Madonia, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e co-organizzatore del Convegno.
Sulla pagina web del Convegno ospitata dal sito dell’INGV è disponibile il palinsesto e il volume degli abstract delle presentazioni. E’ possibile seguire l’evento in diretta streaming collegandosi dalle ore 10 del 20 marzo sul canale YouTube di HYPOPA2020
Foto di Javier Martinez on Unsplash
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