Resta in carcere il costruttore mafioso Agostino Sansone. Il tribunale del riesame di Palermo, accogliendo la richiesta della procura, ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Sansone.

Ospito’ Riina durante ultima fase latitanza

Il costruttore, che ospito Toto’ Riina durante l’ultima fase della sua latitanza, era stato arrestato insieme al suo collaboratore Manlio Porretto e al candidato al consiglio comunale di Palermo per Forza Italia alle ultime amministrative Pietro Polizzi. I tre erano accusati di scambio elettorale politico mafioso. Polizzi avrebbe chiesto aiuto elettorale a Sansone e in cambio si sarebbe messo a sua disposizione. Agli atti dell’inchiesta sono finite le intercettazioni delle conversazioni tra l’aspirante consigliere e il costruttore mafioso.

La Procura deposita altre intercettazioni

Il tribunale del Riesame si era riservato la decisione sulla richiesta di scarcerazione presentata dal costruttore arrestato prima delle elezioni comunali. Porretto ha rinunciato al riesame, mentre Polizzi non ha presentato richiesta di scarcerazione. La Procura di Palermo si è opposta alla richiesta di scarcerazione e ha depositato tre nuove intercettazioni a carico degli indagati.

Il terremoto a pochi giorni dalle amministrative

La Polizia aveva arrestato per scambio elettorale politico-mafioso uno dei candidati di Forza Italia al Consiglio comunale di Palermo per le elezioni. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza.

Il candidato e i boss arrestati

Gli agenti hanno arrestato Pietro Polizzi, uno dei candidati di Forza Italia al consiglio comunale: il 73enne boss Agostino Sansone, il fratello di Gaetano – il padrone di casa di Salvatore Riina – è stato intercettato dalla squadra mobile nel comitato elettorale dell’esponente politico che sostiene il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla. Per i magistrati, le parole pronunciate non lasciano dubbi: il procuratore aggiunto Paolo Guido, il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, e i sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta hanno chiesto e ottenuto nel giro di pochi giorni l’arresto di Polizzi e di Sansone, per il reato di 416 ter, “scambio elettorale politico mafioso”. In manette è finito pure un collaboratore di Sansone, Manlio Porretto.

Un’indagine chiusa in meno di un mese

E’ una indagine chiusa a tempo di record. Risalirebbe al 10 maggio l’incontro tra l’aspirante consigliere e Sansone durante il quale i due avrebbero stretto l’accordo in vista del voto di domenica. Il capomafia era intercettato e gli inquirenti hanno potuto ascoltare in diretta la promessa di appoggio alle prossime comunali in cambio dell’assicurazione del sostegno da parte del politico. In meno di due settimane i pm, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, hanno chiesto la misura cautelare. Il gip ha emesso il provvedimento in circa 4 giorni. Il padrino avrebbe offerto il sostegno del suo clan, quello del quartiere Uditore; il politico si sarebbe messo a disposizione. Tanto è bastato per far scattare l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal presidente dell’ufficio Gip di Palermo, Alfredo Montalto.

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