E’ stata aperta un’indagine sull’ultima processione che ha attraversato le strade di Corleone e si è fermata per un “inchino” davanti alla casa dove abita Ninetta Bagarella, la moglie del capo di Cosa Nostra Totò Riina. L’episodio, reso noto stamattina dal quotidiano Repubblica, è avvenuto domenica scorsa.

Il confrate – si legge nell’articolo di Salvo Palazzolo – suona la campanella e la processione si ferma, proprio davanti a casa Riina, in via Scorsone 24, nel cuore di Corleone. Ninetta Bagarella, la moglie del capo del capi rinchiuso al 41 bis, è al balcone. Guarda soddisfatta la vara di San Giovanni Evangelista e sorride alle sue sorelle, Matilde e Manuela, che sono accanto a lei. Mentre la folla acclama il Santo.

Non appena si sono resi conto del gesto, il commissario di polizia e il maresciallo dei carabinieri hanno subito lasciato la processione e hanno inviato una relazione alla procura distrettuale antimafia.

L’indagine aperta ha già portato alla luce che uno dei membri della confraternita di San Giovanni è cugino di secondo grado della Bagarella, si chiama Leoluca Grizzaffi.

Amareggiato il parroco di Santa Maria, padre Domenico Mancuso che nega che quella davanti a casa Riina sia stata una sosta prestabilita e annuncia che la processione non passerà mai più da via Scorsone.

Durissima la reazione del  vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi: “Su episodi come questi non transigo. Ho già nominato una commissione d’inchiesta, sono in attesa di una relazione. Intanto, ho proposto al questore di Palermo di stilare un protocollo d’intesa, per prevenire altri episodi: propongo che d’ora in poi anche le soste delle processioni siano concordate con le forze dell’ordine, per evitare spiacevoli sorprese”. Nei mesi scorsi, monsignor Pennisi aveva anche imposto alla confraternite di inserire nello statuto una clausola: “Nessun pregiudicato per mafia può far parte delle nostre associazioni”.

Il cognome Grizzaffi avrebbe inoltre destato l’attenzione degli inquirenti. Sebbene, Leoluca, l’uomo della confraternita sia incensurato, un altro Grizzaffi, Giovanni, ancora per qualche mese in carcere, viene citato nelle ultime intercettazioni come uomo forte che Cosa nostra. Un segnale che i boss cercano di riorganizzarsi.

Alcuni mesi fa il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, ha inviato gli ispettori al Comune di Corleone perché era emerso che i boss erano in contatto addirittura con il fratello del sindaco, Lea Savona.

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